Archive for Aprile, 2013

Lucia Uva: Come è morto mio fratello Giuseppe Uva?

martedì, Aprile 23rd, 2013
Giuseppe Uva

Chi segue il mio blog sa che in passato mi sono già occupato di questa storia in più articoli, e per questo voglio condividere con voi questa petizione lanciata proprio da Lucia Uva, che ha lo scopo di chiedere che il caso sulla morte di Giuseppe venga assegnato ad un’altro P.M. che sia seriamente intenzionato a cercare la VERITA’ e fare così GIUSTIZIA. Anche perché paradossalmente ad oggi l’unica indagata dall’attuale P.M. è Lucia. 

Questo è il link diretto dal quale potrete firmare anche voi la petizione: Come è morto mio fratello #Giuseppe Uva? 

…e questo è quello che ha scritto Lucia:

Cinque anni fa mio fratello moriva a soli 43 anni, dopo essere stato fermato e trattenuto nella caserma dei carabinieri di Varese.

Nessuna indagine é stata conclusa su quanto accaduto quella maledetta notte, nessuna risposta mi è stata data sulla morte di Giuseppe, che ho visto all’obitorio con un pannolone e 78 macchie di sangue sul cavallo dei pantaloni. E a breve il processo andrà in prescrizione.

Chiedo che prima che questo succeda venga sentito il testimone di quella notte; io credo che mio fratello sia morto per pestaggio. Non è stato ascoltato infatti Alberto Biggiogero condotto in caserma insieme a mio fratello, il quale ha sempre raccontato di aver sentito le grida atroci di Giuseppe provenire dalla stanza dove era stato rinchiuso, tanto da chiamare dalla stessa caserma il 118 per chiedere un intervento.
Non mi sembra di chiedere la luna, voglio solo sapere cosa è successo a mio fratello.
Finora l’unico procedimento avviato è su di me, che presa dalla disperazione ho insultato su Facebook i due carabinieri e i sei poliziotti che al telefono ridevano di mio fratello, quella maledetta notte.

L’altro ieri c’è stato il secondo atto giudiziario in tribunale: un medico è stato assolto dall’accusa di aver somministrato dosi eccessive di ansiolitici e calmanti, un altro è stato prosciolto prima ancora che si arrivasse al rinvio a giudizio, mentre un terzo era già stato assolto dopo un processo davanti al tribunale monocratico.

Chiedo che l’indagine venga assegnata ad un altro pubblico ministero che voglia davvero cercare la verità e la giustizia.

Per favore non lasciatemi sola, voglio sapere come è morto mio fratello.

Il cambiamento

domenica, Aprile 21st, 2013
Giorgio Napolitano

Ci sono voluti quasi due mesi, dopo le elezioni di febbraio, per condurre l’Italia al punto d’incontro con il secondo golpe, promesso da Napolitano e da Monti a tutti i poteri forti internazionali alla vigilia della campagna elettorale.
In molti si supponeva che saremmo giunti al nuovo colpo di stato, attraverso le ire dei mercati ed il progredire dello spread, invece la strada scelta è stata di tutt’altra natura. Bersani e Berlusconi hanno di fatto menato per il naso gli italiani che li hanno votati, attraverso due mesi di teatrino tanto folkloristico e disordinato, quanto mirato ad ottenere l’effetto voluto. Il primo ostinandosi fintamente ad inseguire l’appoggio di Beppe Grillo, pur sapendo bene che mancava qualsiasi spazio per ottenerlo. Il secondo cavalcando l’affondamento dell’Italia (quasi le colpe del disastro fossero di un evento tellurico) ed inseguendo Bersani, fingendo di volerlo abbracciare stretto.
PD e PDL hanno passato il tempo cianciando di cambiamento e chiamando i propri elettori a manifestazioni farsa, fino ad arrivare al momento dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica…..

Giunti al punto concordato, Bersani, pur avendo la possibilità di fare eleggere fin dalla prima votazione un uomo del suo partito, nella persona di Stefano Rodotà, proposto molto generosamente da Beppe Grillo, unitamente alla promessa di quell’apertura in chiave nuovo governo a lungo (fintamente) agognata, ha detto di NO, preferendo proporre Marini con il gradimento di Berlusconi. Giunto alla quarta votazione, quando Marini avrebbe avuto i voti per venire eletto, essendo scesa la soglia, ha detto di NO anche a Marini, preferendo riesumare il cadavere politico di Romano Prodi, uno dei pochi uomini invisi a Berlusconi e pertanto destinabile a venire bruciato, mancando l’appoggio del PDL e del partito di Monti.
A questo punto i giochi erano fatti, per giustificare l’avvento del golpe. Tutti i partiti (a parte Grillo ovviamente) in fila alla corte di Giorgio Napolitano, per incoronarlo alla guida del secondo colpo di stato, così come imponevano i dettami della troika e dell’amministrazione Obama.
Basta dissidi, basta veti incrociati, basta franchi tiratori, basta distinguo, basta presidi a comando davanti a Montecitorio, basta polemiche. Tutti uniti, felici e soddisfatti, nel nome del nuovo che avanza e garantirà all’Italia un futuro prospero, sulla falsariga di quanto sperimentato negli ultimi anni.
Molto (ma proprio molto) presto anche la formazione del nuovo governo non sarà più un problema. Nessuno parlerà più di elezioni, nessuno si sentirà in difetto ad abbracciare il proprio avversario politico, nessuno si sognerà di creare problemi. Napolitano nominerà Giuliano Amato alla guida di un nuovo governo delle banche, sulla falsariga di quello guidato da Monti e tutto sarà pronto per le nuove tasse, i nuovi licenziamenti, i nuovi suicidi ed il nuovo crollo del paese.
Il cambiamento arriva a grandi passi, attenti a non rimanere disorientati. E Beppe Grillo? Fino all’ultima votazione il movimento 5 stelle ha continuato a sostenere il nome (condivisibile o meno) di Stefano Rodotà, ma a detta della vulgata si tratterebbe di un partito incoerente, inesperto e privo di senso di responsabilità. 
Buona parte della colpa di quanto accaduto verrà attribuita a lui. Voleva il cambiamento e ora che Napolitano viene ad incarnarlo non si sente in dovere di appoggiarlo? Vergogna!

FONTE: Marco Cedolin (il Corrosivo)

E’ scientifico: chi è di destra o razzista è perché ha il Q.I. basso.

sabato, Aprile 20th, 2013
un’esempio di… IDIOTI!!!

Chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi. Questo è ciò che emerge da uno studio condotto dalla Brock University nell’Ontario, Canada.
Interessante ricerca quella condotta dalla Brock University nell’Ontario, Canada, e pubblicata sulla rivista Psychological Science. Dagli studi è infatti emerso che chi da bambino presenta un quoziente intellettivo alquanto basso, crescendo, avrà maggiori possibilità di sviluppare tendenze razziste, conservatrici e pregiudizi.
Lo studio è stato condotto su un campione di oltre 15mila britannici, il cui Q.I. è stato misurato da bambini, a 10 o 11 anni, e il cui livello di razzismo e conservatorismo è stato analizzato a 30 o 33 anni di età.

Ebbene, la percentuale di persone il cui quoziente intellettivo era risultato più basso da bambini, nei test hanno aderito in maggior percentuale rispetto agli altri ad affermazioni quali “La vita di famiglia soffre se una madre lavora a tempo pieno”, “Non lavorerei con persone di razze diverse dalla mia”, “La scuola dovrebbe insegnare ai bambini a obbedire all’autorità”.
Il professor Gordon Hodson, autore e responsabile dello studio ha spiegato: “Quello che è emerso è un ciclo vizioso, in cui le persone con basso Q.I. vivono intorno a ideologie conservatrici, che formano resistenze al cambiamento, e dunque pregiudizi”. Secondo il professore le persone “meno intelligenti” svilupperebbero tendenze maggiormente conservative a causa di strutture ed ordini più facili da capire rispetto alla complessità che li circonda.
CIO’ SPIEGA TANTE TANTE COSE. Cose che già sapevamo empiricamente e che ora la scienza conferma.

N.B. ora siamo ancor più legittimati a chiamarli IDIOTI !!!

Chi è Emma Bonino? Ce lo ricorda Marco Travaglio.

sabato, Aprile 6th, 2013


In vista di una candidatura al quirinale come possibile presidente della repubblica, MarcoTravaglio, nell’editoriale di questa mattina ripercorre la carriera politica di Emma Bonino.
 

Voglio così riproporvi l’articolo integrale tratto da “Il Fatto Quotidiano” del 06/04/2013 che ci da, a parer mio, un bellissimo quadro su Emma Bonino…
…tanto per ricordarcelo.

Molti italiani vorrebbero Emma Bonino al Quirinale. Perché è donna, perché è competente, perché è onesta e mai sfiorata da scandali, perché ha condotto battaglie spesso solitarie per i diritti civili e umani e politici in tutto il mondo, forse anche perché è sopravvissuta a Pannella e perfino a Capezzone. Insomma, un sacco di ottimi motivi, tutti veri e condivisibili. Ma della sua biografia, in questo paese dalla memoria corta, sfuggono alcuni passaggi politici che potrebbero indurre qualcuno, magari troppo giovane o troppo vecchio per ricordarli, a cambiare idea e a ripiegare su candidati più vicini al proprio modo di pensare. A costo di essere equivocati, come ormai accade sempre più spesso, complice il frullatore del web, li ricordiamo qui per completezza dell’informazione, convinti come siamo che di tutti i candidati alle cariche pubbliche si debba sapere tutto. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, cuneese come lei. Nata 65 anni fa, la Bonino è stata parlamentare in Italia sette volte e in Europa tre volte, a partire dal lontano 1976. Da sempre radicale, si è poi candidata nel ’94 con Forza Italia fondata da Berlusconi, Dell’Utri, Previti & C., e col centrodestra berlusconiano è rimasta alleata, fra alti e bassi, fino alla rottura del 2006, quando è passata al centrosinistra.
Ha ricoperto le più svariate cariche: deputata, senatrice, europarlamentare, commissario europeo, vicepresidente del Senato, ministro per gli Affari europei nel governo Prodi. Ed è stata candidata a quasi tutto: presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidente delle Camere, ministro degli Esteri e della Difesa, presidente della Regione Piemonte e della Regione Lazio, alto commissario Onu ai rifugiati, rappresentante Onu in Iraq, addirittura a leader del centrodestra (da Pannella, nel 2000). Nel ’94, quando si candidò per la prima volta con B., partecipò con lui e la Parenti a un comizio a Palermo contro le indagini su mafia e politica. Poi, appena eletta, fu indicata dal Cavaliere assieme a Monti come commissario europeo. Il che non le impedì di seguitare l’attività politica in Italia, nelle varie reincarnazioni dei radicali: Lista Sgarbi-Pannella, Riformatori, Lista Pannella, Lista Bonino. Nel ’99 B. la sponsorizzò per il Quirinale, anche se poi confluì su Ciampi. 
Ancora nel 2005, alla vigilia della rottura, la Bonino dichiarava di “apprezzare ciò che Berlusconi sta facendo come premier” (una legge ad personam dopo l’altra, dalla Gasparri alla Frattini, dal lodo Schifani al falso in bilancio, dalla Cirami alle rogatorie alla Cirielli) e cercava disperatamente un accordo con lui. Sfumato il quale, scoprì all’improvviso i vizi del Cavaliere e le virtù di quelli che fino al giorno prima lei chiamava “komunisti” e “cattocomunisti”. Molte delle sue battaglie, referendarie e non, coincidono col programma berlusconiano: dalla deregulation del mercato del lavoro (con tanti saluti allo Statuto dei lavoratori, articolo 18 in primis) e contro le trattenute sindacali in busta paga. Per non parlare del via libera alle guerre camuffate da “missioni di pace” in ex Jugoslavia, Afghanistan e Iraq. E soprattutto della giustizia: separazione delle carriere, amnistia, abolizione dell’azione penale obbligatoria, responsabilità civile delle toghe e no all’arresto per molti parlamentari accusati di gravi reati: perfino Nicola Cosentino, imputato per associazione camorristica. Alle meritorie campagne contro il finanziamento pubblico dei partiti, fa da contrappunto la contraddizione dei soldi pubblici sempre chiesti e incassati per Radio Radicale. Nel 2010 poi la Bonino fece da sponda all’editto di B. contro Annozero : il voto radicale in Vigilanza fu decisivo per chiudere i talk e abolire l’informazione tv prima delle elezioni. Con tutto il rispetto per la persona, di questi errori politici è forse il caso di tenere e chiedere conto.