Archive for Giugno, 2013

Odifreddi: Margherita Hack, la signora delle stelle

domenica, Giugno 30th, 2013
di Piergiorgio Odifreddi, da repubblica.it


Margherita Hack, la Signora delle Stelle, se n’è andata a 91 anni. Era da tempo gravemente malata, ma aveva deciso di non curarsi più, lasciando alla Natura la decisione di quando richiamarla a sé. Fino all’ultimo, dunque, è rimasta coerente con la sua figura di intellettuale impegnata: da un lato, concentrata nello studio e nell’apprezzamento delle bellezze del cosmo, e dall’altro lato, incurante delle convenzioni stabilite e insofferente delle superstizioni condivise.

Fin dalla giovinezza, aveva imparato a vivere sana. Era nata in una famiglia vegetariana e non aveva mai mangiato carne, facendo sua la motivazione esposta dal filosofo Peter Singer nell’ormai classico libro Liberazione animale (Mondadori, 1991):il fatto, cioè, che mangiare gli animali richiede di causar loro enormi sofferenze, dalla nascita alla morte, e rende complici di quella che la Hack chiamava una “ecatombe giornaliera”.

A difensori dell’inciviltà dei McDonald’s, che provavano a sostenere con lei che un bambino necessita di carne per crescere, la Hack rispondeva che non solo lei era cresciuta benissimo, senza mai aver avuto malattie serie, ma aveva potuto praticare sport agonistici, diventando in gioventù campionessa di salto in alto e in lugno. E ancora a ottant’anni faceva giri in bicicletta di 100 chilometri e giocava a pallavolo.

L’altra faccia del vegetarianesimo della Hack era il suo famoso amore per i gatti, dei quali viveva circondata in casa, e che spesso si vedevano gironzolare attorno a lei, o sederle vicino, durante le interviste registrate o gli interventi in videoconferenza. Come quello nel quale l’abbiamo vista l’ultima volta, il 9 maggio scorso a Pisa, nei Dialoghi dell’Espresso dedicati al tema Perché la ricerca è indispensabile.

Questo intervento non fu che l’ultima testimonianza pubblica di una grande affabulatrice, che col passare del tempo aveva dedicato sempre più energie a raccontare, a voce e per iscritto, le meraviglie delle stelle e dell’universo. E poiché lo faceva con grande passione e altrettanta chiarezza, era ormai diventata la più famosa divulgatrice scientifica italiana, contendendo alla Levi Montalcini il primato per la popolarità.

Le sue conferenze erano affollate come concerti, e sentirla raccontare le ultime scoperte astronomiche era un vero piacere per le orecchie e per la mente. D’altronde, era quello il suo vero lavoro, forse più nascosto e meno noto al pubblico. Aveva cominciato a interessarsene fin dalla sua tesi di laurea, nell’ormai lontano 1945, sulle Cefeidi. Aveva poi insegnato astronomia a Trieste, dove tuttora viveva, dirigendone per quasi venticinque anni l’Osservatorio Astronomico.

Il suo valore scientifico era testimoniato dalla sua appartenenza all’Accademia Nazionale dei Lincei, di Galileiana memoria, e dalle sue collaborazioni con l’Ente Spaziale Europeo e la Nasa statunitense. Ma fin dagli anni ’70 aveva iniziato il suo impegno per la disseminazione del sapere scientifico in una società come quella italiana, succube di preti e idealisti, che rimane ancor oggi preda di un atteggiamento antiscientista e superstizioso.

Fin dagli inizi aveva dunque collaborato con il Cicap, il Comitato per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, fondato nel 1989 da Piero Angela. E la sua verve toscana le era servita spesso, per mettere alla berlina le credenze più retrograde e sciocche, spesso propagandate dai media. E non solo, visto che solo qualche settimana fa l’intero Parlamento italiano ha votato all’unanimità a favore della sperimentazione della cura medica Stamina proposta da uno psicologo di professione (sic), rendendoci ancora una volta gli zimbelli del mondo scientifico internazionale, e facendoci sbeffeggiare per ben due volte dalla rivista Nature.

Oltre che contro le superstizioni antiscientifiche, la Hack combatté coraggiosamente anche contro quelle religiose e organizzate. Era presidente onoraria dell’Uaar, l’Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, che si propone di dar voce a quel 15 per100 della popolazione italiana che non crede nelle favole mediorientali, ma che certo non riceve il 15 per 100 della visibilità sui media, e non ottiene l’8 per 1000 di finanziamento statale.

A questo proposito, a Natale ho avuto il dubbio onore di condividere con lei uno dei tanti episodi di intolleranza religiosa nei confronti dei non credenti, in questo paese di bigotti. Un prete fondamentalista di Firenze mise infatti le nostre foto, insieme a quelle di Corrado Augias e Vito Mancuso, in una specie di “presepio degli orrori”, che comprendeva Hitler, Stalin e Pol Pot. L’idea era di accomunare i non credenti ai nazisti e ai comunisti, per mostrare che senza fede si finisce dritti ai campi di concentramento e ai gulag.

La Hack reagì nella miglior maniera, a questa stupida provocazione: si fece una bella risata, e diede del “bischero” a quel prete. Ma comunista lei lo era per davvero, e lo rimase anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Militò in vari partiti dell’estrema, e alle regionali del 2010 fu eletta nel Lazio con la Federazione della Sinistra, anche se alla prima seduta del consiglio si dimise per lasciare il posto al primo non eletto.

Era dunque uno degli ultimi rappresentanti di quella specie ormai in via di estinzione che è l’intellettuale engagée, che pensa con la propria testa invece che con quella degli altri. Di Margherita Hack, come di Rita Levi Montalcini o di Franca Rame, ci sarebbe un gran bisogno. E ora che anche l’ultima di loro se n’è andata, toccherà a qualcun altro indicarci la via, e ricordarci che la ragione e l’onestà sono caratteristiche indispensabili per vivere degnamente in una societ‘a civile.

(30 giugno 2013)

26 giugno, giornata mondiale contro la TORTURA e sulle DROGHE

martedì, Giugno 25th, 2013

26 giugno, giornata mondiale contro la TORTURA e sulle DROGHE

Droghe, carceri, diritti umani


100 piazze per la giustizia e i diritti


Firma anche tu le 3 leggi di iniziativa popolare per ripristinare la legalità nel nostro sistema penale e penitenziario.


Introduzione del reato di tortura nel codice penale.

In Italia manca il crimine di tortura nonostante vi sia un obbligo internazionale in tal senso. Il testo prescelto è quello codificato nella Convenzione delle Nazioni Unite. La proibizione legale della tortura qualifica un sistema politico come democratico.


Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri.

La legge vuole intervenire in materia di diritti dei detenuti e di riduzione dell’affollamento penitenziario, rafforzando il concetto di misura cautelare intramuraria come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, imponendo l’introduzione di una sorta di “numero chiuso” sugli ingressi in carcere, affinché nessuno vi entri qualora non ci sia posto. Insieme alla richiesta di istituzione di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, viene anche proposta l’abrogazione del reato di clandestinità previsto dalla legge Bossi-Fini.


Modifiche alla legge sulle droghe: depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto.
La legge vuole modificare la legge sulle droghe che tanta carcerazione inutile produce nel nostro Paese. Viene superato il paradigma punitivo della legge Fini-Giovanardi, depenalizzando i consumi, diversificando il destino dei consumatori di droghe leggere da quello di sostanze pesanti, diminuendo le pene, restituendo centralità ai servizi pubblici per le tossicodipendenze.

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PROGRAMMA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO!!!
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25 giugno 2013:
Campobasso: Incubatore di Imprese dell’economia sociale – Caffetteria Morelia via monsignor Bologna n. 15 (dalle 9.30)
Lecce. ex ospedale psichiatrico
Torino. Campus universitario Luigi Einaudi, Lungo Dora 100 (21-23)
Roma. Teatro Palladium (19 – 23)
Farrazzano (Cb). Teatro del Loto, P.zza Spensieri (dalle 18)

26 giugno 2013:
Ancona: Largo XXIV Maggio 1 (9 – 13)
Belluno: Via Mezzaterra 45 (9 – 12)
Bologna: Via Farini angolo via D’Azeglio ( 9.30 – 13.30)
Campobasso: Incubatore di Imprese dell’economia sociale – Caffetteria Morelia via monsignor Bologna n. 15 (dalle 9.30)
Catanzaro: Festa del lavoro della Cgil – http://www.illavorointesta.it/
Chieti: presso Camera di Commercio – via Gian Battista 3 (15-17,30)
Falconara Marittima: Via Roma 2B (9 – 13)
Ferrara: Volto del Cavallo (18-24)
Firenze: Piazza dei Ciompi, fronte sede Arci (10-13; 16-20)
Firenze: Libreria Einaudi, Via Guelfa n. 22/ar (19-21)
Fondi (Lt): Piazza Municipio 1 (9 -13)
Genova: Palazzo Tursi, 6° piano, stanza 616 (9.30-17)
Gorizia: via Bellinzona 11/A (18-20)
Livorno: Circolo Arci Norfini in via di Salviano (16-19)
Matera: Piazza Vittorio Veneto (18.20-20)
Marcianise: Piazza Umberto I (19-22)
Milano: Piazza dei Mercanti – Loggia del Broletto (18 – 20)
Milano: Piazza Cordusio (12 – 18)
Milano: Via Mercanti (18 – 20)
Milano: Univesità Bicocca
Milano: Acquario civico – Viale Gladio 2 (10.30-13)
Monza: Piazza Trento e Trieste 1
Parma: Comunità Betania – Strada Comunale Lazzaretto, 26 (10-13)
Perugia: Piazza Matteotti (10 – 17)
Pistoia: via degli Orafi in prossimità del Tribunale (Piazza Duomo) (10.30-12)
Roma: mercato di Piazza Epiro
Roma: Via Gallia, fronte parrocchia della Natività 
Roma: Tribunale civile – Via Lepanto/ang. V.le Giulio Cesare (10-13)
Roma: Piazza Vittorio 113 – angolo via Buonarroti (9-13; 15-18)
Scafati: Mattina (10-13) Largo Sergianni. Pomeriggio (17-20) Piazzetta Centro Commerciale Plaza e Corso Nazionale n° 124
Roma: Piazza Farnese (18-23)
Roma: “Roma per l’Africa”, Città universitaria
San Benedetto del Tronto: V.le De Gasperi 124 (9 – 13.30)
Sassari: Piazza Castello (17.30 – 20.30)
Solofra (Av): Via Regina Margherita 5 (8.30 – 13)
Sondrio: Piazza Campello 1 (8,30-12,30 13,30-17,30)
Taranto: Piazza della Vittoria (9.30 – 14.00)

Vicenza: Festambiente http://www.festambientevicenza.org/ (18 – 22) – dal 25 al 30 giugno, presso Parco Fluviale del Retrone

27 giugno
Milano: SPAZIO TADINI – Via Jommelli, 24 (MM Loreto/Piola) (18-21) http://www.peridirittiumani.com/
Senigallia.
Vicenza: Contrà Cavour, angolo Corso Palladio (10-13)


27-28-29 giugno:
Terni: Piazza della Repubblica – Cisiamo

28 giungo:
Firenze: Off bar – lago dei cigni della fortezza da basso – Viale Filippo Strozzi (dalle ore 21)

29-30 giugno:
Bari: Festival “Acqua in Testa”
Manerbio (Bs): Via XX Settembre (sabato 15-19 /domenica 8-12)

29 giugno/6 luglio:
Roma: Città dell’Altra Economia – Rising love summer trip
https://www.facebook.com/events/688644741149196/
https://www.facebook.com/events/549184155127384/

30 giugno:
Colico (Lc): Presso l’auditorium e il parco giochi in occasione della festa “Con l’acqua alla gola” dalle ore 10 alle 20

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Promotori: A Buon diritto, Acat Italia, L’Altro Diritto, Associazione 21 luglio, Associazione difensori di Ufficio, A Roma, insieme – Leda Colombini, Antigone, Arci, Associazione Federico Aldrovandi, Associazione nazionale giuristi democratici, Associazione Saman, Bin Italia, Consiglio italiano per i rifugiati – Cir, Cgil, Cgil – Fp, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Cnca, Coordinamento dei Garanti dei diritti dei detenuti, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Fondazione Giovanni Michelucci, Forum Droghe, Forum per il diritto alla salute in carcere, Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva Onlus, Gruppo Abele, Gruppo Calamandrana, Il detenuto ignoto, Itaca, Libertà e Giustizia, LILA Onlus – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, Medici contro la tortura, Naga, Progetto Diritti, Ristretti Orizzonti, Rete della Conoscenza, Società della Ragione, Società italiana di Psicologia penitenziaria, Unione Camere penali italiane, Vic – Volontari in carcere

Poco spazio in cella? Basta tenere aperta la porta

martedì, Giugno 25th, 2013
Si chiama “vigilanza dinamica”, è una soluzione “all’italiana” al problema del sovraffollamento.

Evadere da quei 3 claustrofobici metri quadrati a disposizione e riguadagnare spazio e dignità sottratti. Non si tratta di un’azione illegale, ma di un diritto finalmente riconosciuto. 
È l’ordinanza 2013/1324, datata 16 maggio 2013, del Tribunale di Sorveglianza di Lecce, che dispone il trasferimento di un detenuto nel carcere di Borgo San Nicola “in una cella adeguata alla normativa vigente”. Nulla di più e nulla di meno che nel rispetto della legge.



Eppure, è la prima volta che accade in Italia: un giudice ordina all’amministrazione penitenziaria di mettere a disposizione del detenuto le condizioni previste dai regolamenti. E lo fa con un’ordinanza che – secondo una recente sentenza della Corte costituzionale – ha effetto coercitivo. In buona sostanza, se l’amministrazione del carcere non dovesse eseguirla nell’immediato, commetterebbe un reato…


Il provvedimento, qualora divenisse esempio per altri detenuti e per altre realtà, potrebbe avere l’effetto di un macigno sulla situazione ormai disperata delle carceri italiane. Tassi di sovraffollamento altissimi e frequenti suicidi, infatti, hanno reso tristemente famosi in tutta Europa i penitenziari di casa nostra.
“Ma è da qui che bisogna ripartire”, ha commentato l’avvocato Alessandro Stomeo, difensore del detenuto leccese. “La soluzione del problema non si trovava nel divieto di tortura o nell’articolo 27 della Costituzione. Esistono, molto semplicemente, delle norme interne: l’articolo 6 dell’ordinamento penitenziario e il decreto ministeriale del 5 luglio del 1975 prevedono delle misure minime per le strutture che ospitano il detenuto”, osserva Stomeo.

Misure che, nella fattispecie, il carcere leccese non rispetta. La ASL di Lecce, incaricata dal magistrato di sorveglianza per controllare i requisiti della cella in questione, ha notificato che “la superficie pavimentata della cella è di 10,17 metri quadrati, che vi è sufficiente aeroilluminazione naturale, che all’interno della cella vi è un servizio igienico di 1 metro quadrato con lavabo, vaso e bidet con aerazione forzata al momento dell’accertamento malfunzionante; che la cella presenta chiazze di muffa in prossimità delle finestre, presumibilmente dovute ad infiltrazioni d’acqua, che i letti sono a castello e l’ultimo è a 50 centimetri dal soffitto”.

Ogni cella del carcere di Lecce – nonostante il progetto ne prevedesse un uso individuale – ospita tre persone. Ogni individuo dispone di uno spazio calpestabile pari a circa 3 metri quadrati: se non è una tortura, è qualcosa di molto simile. Nella casa circondariale di Borgo San Nicola, attualmente, ci sono circa 1150 detenuti, ma dovrebbero essere solo 659. In linea con i numeri nazionali: il rapporto Antigone del 2012 parlava di un tasso di affollamento del 142,5%, a fronte del 99,6% della media europea.

E se svuotare le carceri in tempi brevi è pura utopia, quali potrebbero essere le soluzioni possibili? Escludendo la realizzazione di nuove strutture – operazione che contribuirebbe solo a ingrandire il problema – lasciare aperte le porte delle celle durante il giorno, permettendo così ai reclusi di usufruire anche dello spazio dei corridoi interni, rappresenta di fatto un escamotage. Tecnicamente, si chiama “vigilanza dinamica” e alcune sezioni detentive italiane la stanno già sperimentando. Tuttavia, anche questo sistema avrebbe i suoi rischi. Se così fosse, infatti, potrebbe insorgere la polizia penitenziaria, costretta già in molti casi a lavorare con un’organico ridotto e con misure di sicurezza al limite. Insomma, una questione complicata da risolvere; almeno nell’immediato.

L’Europa, d’altra parte, ci chiede trasparenza: dal settembre del 2012 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa è in attesa dei dati dettagliati sul sovraffollamento dei penitenziari italiani. Lo stesso Comitato che, all’inizio del mese di giugno, ha preso in esame la prima condanna pronunciata nel 2009 contro l’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la violazione dei diritti dei detenuti. Strasburgo richiede concretezza: l’Italia ha un anno di tempo per presentare le contromisure al problema del sovraffollamento e, su questo piano, il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Lecce sembra solo                                                                        un valido motivo in più per decidere e per far presto.




FONTE:  Informare per Resistere, Art. di Andrea Gabellone

Per il Comune di Firenze, meglio archiviare il pestaggio.

venerdì, Giugno 21st, 2013
Era la notte dello scorso 13 giugno quando a Firenze, mentre si vegliava in ricordo del ragazzo somalo morto suicida in via Slataper, nei pressi della stazione di Santa Maria Novella un gruppo di ragazzi senegalesi veniva brutalmente aggredito da una “squadra” di fascisti composta sembra, anche da agenti in borghese della Polizia Municipale.

Quella che ora pubblicherò è la testimonianza rilasciata da un ragazzo (testimone oculare), e voglio precisare NE’ ANONIMO, NE’ MITOMANE che schifato e indignato da quello a cui aveva dovuto assistere ha deciso fermamente di contattare l’associazione/gruppo consiliare “perUnaltracittà” affinché tutti fossero a conoscenza di come realmente siano andate le cose. Ed io sinceramente non stento a crederci.

Questo è quanto dichiarato:



“La sera del 13 giugno, verso le 23.00, alla stazione di Santa Maria Novella, all’altezza della fermata della tramvia via Alamanni sul lato della scalinata, ho visto un gruppo di 10-15 persone che si distingueva perché indossavano tutti guanti neri e si aggiravano nei pressi della fermata con fare a dir poco agitato e aggressivo. Mi sono avvicinato facendo il vago, come fossi un passante indifferente e ascoltando ciò che dicevano mi sono reso conto che stavano aspettando qualcuno.Mi sono quindi fermato per vedere cosa stesse davvero succedendo. Ho così potuto sentire che si scambiavano frasi del tipo: “Stasera è bandaccia”, “dove cazzo sono, non vedo l’ora”, “Sono in ritardo”. Erano sempre più agitati e evidentemente erano sotto l’effetto di cocaina. Dopo circa 10 minuti ho notato un altro particolare: insieme a quelli che indossavano i guanti erano presenti alcuni uomini più anziani con in mano una radiolina. Proprio dalla radiolina ad un certo punto è arrivato il segnale che stavano aspettando. Ho sentito chiaramente quella voce dire: “Dall’altra parte della strada! Stanno arrivando! Attraversate!”.Gli individui più giovani, quelli con i guanti neri e sicuramente più prestanti fisicamente, sono corsi sull’altro lato della strada. Ho praticamente attraversato con loro. Ho visto che nel frattempo stava arrivando la tramvia. Quando si sono aperte le portiere è sceso un gruppo di persone di cui 5 o 6 ragazzi di colore e con tutta probabilità senegalesi. Neanche il tempo di rendermi conto delle loro reali intenzioni che gli si sono scagliati addosso con una ferocia indescrivibile. Nel parapiglia ho visto sicuramente che un senegalese è stato prima schiantato su una vetrina accanto al negozio Tim e poi inseguito insieme agli altri che scappando avevano già raggiunto la parallela.Avevo paura che se li avessero raggiunti nella parallela senza che nessuno fosse presente ad assistere alla scena si sarebbero sentiti liberi di far di peggio. Quindi mi sono mosso e li ho inseguiti anch’io, ma non sono riuscito a stargli dietro… penso che fortunatamente siano riusciti a scappare! Ma tornando indietro ho notato i due uomini più anziani, quelli con la radiolina che si stavano allontanando. Così ho iniziato a seguire loro. Sono riuscito a sentirli parlare al cellulare e uno dei due ripeteva ossessivamente: “Dove siete? Vi serve una macchina? Vi mando una volante?”. Ho capito allora che non si trattava solo di un gruppo di fascisti, ma che questi avevano anche la divisa…Sono riuscito a seguirli fino al “Parcheggio Europa” all’altezza di via Montebello. Ad un certo punto però uno dei due, il tipo che “dirigeva l’operazione”, il solito che aveva distribuito i guanti neri prima dell’aggressione si volta e mi chiede: “chi sei? Perché ci stai seguendo? Dammi i documenti!” Io gli ho detto che non gli stavo seguendo ma che mi ero perso e stavo cercando via Montebello…per quanto riguarda i documenti gli ho invece chiesto perché avrei dovuto mostrarglieli. “Per questo!” mi ha risposto lui tirando fuori il tesserino della Polizia Municipale. Ho visto che non ha annotato il nominativo ma con fare intimidatorio mi ha chiesto: “Abiti ancora qui?”A quel punto mi ha invitato a “levarmi dal cazzo” e, ricevuta anche l’indicazione su dove fosse via Montebello, non ho potuto che andare nella direzione opposta e poi tornare sui mie passi. Sono tornato alla stazione. Preso dalla rabbia e dall’adrenalina sono tornato alla fermata della tramvia. Lì c’era una macchina della “GEST” in mezzo alle rotaie mentre alla fermata dell’autobus poco più avanti c’era un senegalese che mi osservava. Mi sono avvicinato per chiedergli se avesse visto la scena e se sapesse cosa fosse successo. Nonostante fossero tutti in borghese e non vi fosse nessun modo per riconoscerli a colpo d’occhio, lui mi ha detto subito: “Questi sono della Municipale!”. Poi, facendomi il segno della pistola con le mani mi ha detto: “Molti italiani quando vedono noi impazziscono…” Non ho avuto tempo di chiedergli altro perché è arrivato l’autobus, lui mi ha salutato e se n’è andato…”


Ecco, dopo aver letto questo ci chiediamo ad oggi cos’è successo qualcuno a preso provvedimenti? E’ stata avviata un’indagine? Ci si sta muovendo affinché giustizia (quella vera) venga fatta? 
Oggi una nota testata giornalistica fiorentina pubblica “Quella sera era in corso un’operazione anti-abusivismo ma non possiamo dare credito a denunce presentate in Consiglio comunale” a dichiarar quella che sembra tanto la riprova dell’autenticità della testimonianza rilasciata all’associazione “perUnaltracitta”, è niente popò di meno che…(rullo di tamburi)
…il Comune di Firenze! Che per altro avanza la proposta di “archiviazione”, in poche parole: insabbiare l’accaduto!

Antonella De Zardo  ass. “Unaltracittà”

Nel Bel Paese teatro ormai da anni (se non decenni), di palesi ingiustizie, insabbiamenti, violenze fasciste, omicidi impuniti da parte di “forze dell’ordine” ecc…siamo ormai abituati a reagire a tutto questo, ed è proprio per questo che Firenze Antifascista ha indetto una manifestazione che si svolgerà il 1° Luglio partendo da S.Lorenzo per arrivare a Piazza della Mercanzia.  
Con l’auspicio che nel frattempo qualcosa, ma soprattutto qualcuno, si muova per far si che i colpevoli di questo agguato fascista non rimangano impuniti. 
Non è insabbiando che si fa GIUSTIZIA!


FONTE: per la testimonianza, Antonella De Zardo e tutta l’associazione “Per Unaltracittà”

Bologna 23/06/13: LUNETTA ROSSA. Chiudiamo Casa Pound!

mercoledì, Giugno 19th, 2013
Bologna 23-06-13 : Lunetta rossa. Chiudiamo Casa Pound! 


Lunetta rossa. Chiudiamo Casa Pound! Domenica 23 giugno 2013 al parco della Lunetta Gamberini, via degli Orti 60, dalle 12 alle 22, si terrà una festa antifascista dedicata alla memoria di Clément Méric.

Sport popolare: tornei di pallavolo, basket, bocce, calcio, esibizione di boxe, muay. Ciclofficina. Breakdance area con workhsop. Mostra «Scatti resistenti».

Workshop «antifascismo è antisessismo».

Presentazioni e dibattiti: Difesa legale. Note per una maggiore 

consapevolezza (2013) a cura dell’Associazione di mutuo soccorso per il diritto di espressione; La controrivoluzione preventiva di Luigi Fabbri, a cura del Nodo sociale antifascista; collegamento con Paris Antifa; tavola rotonda «Entrismo e mimetismo delle nuove destre» con Forlì antifascista.

Musica dal vivo con The Strikes, Hardcoro De Marchi, OTM Bolognina on the move, Bologna ska jazz. Laboratori di arte e musica per i più piccoli. Cucina popolare e osteria anticlericale. Organizza Bologna Antifascista.

LUNETTA ROSSA!
CHIUDIAMO CASAPOUND!

Domenica 23 giugno 2013: giornata antifascista di sport, musica, cultura alla Lunetta Gamberini

area bimbi, cucina popolare

dalle 12 alle 22

«La resistenza è una battaglia di tutti i giorni, che non è mai finita, e questo è un giorno di più che aggiungiamo a quel calendario, per rivendicare con orgoglio la nostra determinazione a lottare oggi come ieri contro ogni fascismo. Per un mondo di liberi»

Bologna Antifascista





FONTE: Staffetta

Aldrovandi: i due in carcere in permesso premio

martedì, Giugno 18th, 2013
I 4 ASSASSINI di Federico

Paolo Forlani e Luca Pollastri, i due agenti di polizia condannati per la morte del giovane Federico Aldrovandi, sono fuori per 4 giorni. 

di Cinzia Gubbini

Hanno chiesto un permesso per visitare la famiglia e gli è stato concesso: i due agenti di polizia Luca Pollastri e Paolo Forlani condannati per la morte del giovane ferrarese Federico Aldrovandi sono usciti stamattina dal carcere di Ferrara. Ne dà notizia il sito Estense.com. Forlani e Pollastri sono gli unici due poliziotti che stanno scontando dietro le sbarre il residuo di pena di sei mesi, dopo la condanna a 3 anni e sei mesi per omicidio colposo. Tre anni, infatti, sono stati indultati.




Gli altri due agenti, Monica Segatto e Enzo Pontani, invece, hanno ottenuto praticamente subito gli arresti domiciliari, la prima dal Tribunale di Sorveglianza di Padova e il secondo da quello di Milano.

Forlani e Pollastri sono entrati in carcere a fine gennaio, usciranno a fine luglio. La domanda è: ma che tipo di permesso è stato concesso ai due? Secondo quanto dichiarato dall’avvocato Gabriele Bordoni a Estense.com si è trattato di un permesso “per motivi famigliari”. Ma come si sa non è che esistono dei permessi per andare a trovare moglie e figli o genitori se sei in carcere. Il permesso per motivi famigliari esiste ma deve essere concesso in caso di eccezionalità, si chiama “permesso di necessità” e viene concesso in casi particolarmente gravi (ad esempio morte o pericolo di morte di un congiunto).

Poi ci sono i permessi premio. Sentendo quanto dichiarato da Bordoni che parla di “45 giorni di permesso che spettano a ciascun detenuto nel corso di un anno”, sembra proprio che si stia parlando di questa tipologia. Sono quelli concessi dal Tribunale di Sorveglianza ai detenuti non ritenuti socialmente pericolosi o che hanno tenuto una “condotta regolare”. Teoricamente, Pollastri e Forlani potrebbero avere 22 giorni di permesso ciascuno. Probabile che proveranno a chiederne degli altri. Anzi l’avvocato Bordoni, ha assicurato a Estense. com che lo faranno, in modo da “alleviare l’ingiusto trattamento”. Come è noto, contro i sei mesi in carcere dei due poliziotti è stato scatenato un enorme can can, comprensivo di manifestazione a Ferrara (sotto gli uffici in cui lavora la mamma di Federico) e a Roma del sindacato Coisp. E Bordoni ha anche pensato fosse opportuno presentare un ricorso alla Commissione europea dei diritti dell’uomo.




FONTE: Popoff

Omicidio Aldrovandi: indagati Giovanardi e il segretario del Coisp

martedì, Giugno 18th, 2013
Federico Aldrovandi

Insieme ad un ex parlamentare del Pdl passato a Fratelli d’Italia, la procura di Ferrara ha iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro Carlo Giovanardi e il segretario del sindacato di polizia Coisp. Affermarono che la foto del corpo di Federico Aldrovandi era artefatta e per questo sono stati querelati dalla madre della vittima.

Da censore e persecutore della famiglia Aldrovandi ad indagato. La procura di Ferrara infatti iscritto nel registro degli indagati l’ex ministro ed esponente del centrodestra Carlo Giovanardi per le dichiarazioni da lui fatte sulla foto che ritrae il corpo senza vita Federico Aldrovandi, realizzate in obitorio poco dopo la morte del ragazzo durante un controllo di polizia presto diventato un mortale pestaggio.


Una foto che mostra esplicitamente la violenza che si era accanita sul corpo del ragazzo, con la testa appoggiata su un’enorme macchia di sangue. Insieme al senatore del Pdl, da sempre attivo nell’infamare la famiglia Aldrovandi e quelle di altre vittime di “malapolizia” (esemplari gli interventi di Giovanardi sulla vicenda Cucchi) la procura di Ferrara ha aperto una inchiesta anche sull’ex parlamentare ferrarese del Pdl, da poco passato alla scissione di destra Fratelli d’Italia,Alberto Balbonie infine Franco Maccari, il segretario nazionale del sindacato di polizia di estrema destra Coisp, da sempre in prima fila nella difesa dei quattro poliziotti condannati per l’omicidio del giovanissimo Federico.

Tutti e tre gli indagati erano stati denunciati per diffamazione da Patrizia Moretti, dopo le ennesime dichiarazioni rese alla stampa dai tre, che parteciparono al sit in – provocazione organizzato dal Coisp in piazza Savonarola, proprio sotto gli uffici dove lavora la madre della vittima degli uomini – senza dimenticare Monica Segatto – in divisa. La Moretti, indignata dalla manifestazione che si svolgeva sotto la sua finestre, scese in piazza mostrando una gigantografia della foto scattata al figlio senza vita. Nelle polemiche feroci che ne seguirono alcuni esponenti politici affermarono che la foto in questione era stata contraffatta. Pochi giorni dopo una grande manifestazione di solidarietà con la famiglia Aldrovandi riempì la piazza di Ferrara che era stata infangata dall’iniziativa del sindacatino di destra della PS.

“Hanno detto bugie– commenta Patrizia Moretti – e continuano a spacciarle come verità quando invece i tribunali hanno detto cose diverse. Non tollero che si infanghi ancora la memoria di Federico”.
Balboni e Maccari, i primi a essere querelati, sono chiamati in causa per quanto detto lo scorso 27 marzo all’interno delle mura di Palazzo Roverella, a Ferrara, dove si teneva il congresso regionale del sindacato di polizia. Maccari, appena reso celebre dal video che fece il giro d’Italia, attaccò la “stampa vigliacca e penosa  che ha pubblicato cose ignobili, compreso il non voler prendere atto che la foto di stamattina non è stata ammessa in tribunale perché non veritiera”. Balboni, invitato al dibattito organizzato dalCoisp prima del suo congresso, affermò anche lui che “La foto non corrisponde alla verità, è stata usata dalManifestoper una campagna di disinformazione ma è una falsificazione della realtà”. Doppia calunnia, visto che la foto è purtroppo vera e che fu pubblicata dal quotidiano Liberazione, uno dei primi a occuparsi della vicenda.

A Giovanardi – per il quale è stata formalizzata una querela a parte – viene contestata invece una dichiarazione realizzata durante la trasmissione in onda su Radio 24, La Zanzara: “Quella macchia rossa dietro è un cuscino. Gli avevano appoggiato la testa su un cuscino. Non è sangue, ma neanche la madre ha detto che è sangue e neanche lo può dire, perché non è così”.

E invece, scrive la Moretti a supporto della querela, “si tratta della foto del volto di Federico, ancora vestito degli abiti che indossava al momento della morte, sul lettino dell’obitorio, scattata dai consulenti del pubblico ministero in sede di autopsia” e “utilizzata al momento del processo come facente parte del compendio fotografico dei medici legali”. “Vengo accusata – continua la madre di Federico – di aver esibito una foto falsa, modificata, che ritrarrebbe le condizioni di mio figlio al momento della sua morte. La considero un’accusa atroce”.

Patrizia Moretti in piazza a Ferrara

A creare sofferenza alla famiglia di Federico Aldrovandi e a chi si batte affinché chi l’ha ucciso venga punito la notizia, trapelata nei giorni scorsi, che due degli agenti condannati per il suo omicidio – Pollastri e Paolo Forlani – hanno chiesto e ottenuto un permesso per una visita famigliare, potendo così uscire dal carcere per quattro giorni.  Un innegabile trattamento di favore, che si aggiunge alla lievità delle pene alle quali sono stati condannati – 3 anni e 6 mesi – di cui dovranno ‘scontare’ in totale solo 6 mesi visto che tre anni sono stati indultati. Agli altri due condannati invece –  Monica Segatto e Enzo Pontani – è andata anche meglio, visto che hanno ottenuto subito gli arresti domiciliari, la prima dal Tribunale di Sorveglianza di Padova e il secondo da quello di Milano.
E pensare che il sindacato Coisp continua a gridare allo scandalo per la condanna dei 4 agenti, affermando che la giustizia e i tribunali nel loro caso, si sarebbero accaniti… 



FONTE: Contropiano.org

Un’ ondata di MERDE NaziFa in arrivo da tutta Europa. Questa sera a Milano.

sabato, Giugno 15th, 2013
locandina evento

FERMIAMOLI SUBITO!!!

E’ inaccettabile!!!
Questa sera a Milano si terrà un “raduno nostalgia” con band neonazi da America, Inghilterra, Germania e ovviamente Italia, e sembra che partecipi anche una sezione del KKK operante in Europa. 
La finalità dello stesso è di raccogliere fondi per le spese processuali riguardanti i fatti del ’93 e l’operazione RUNA riguardanti le MERDE di “azione skinhead”. 
L’evento dovrebbe cominciare dalle 18°° di questa sera, ma ovviamente il luogo esatto verrà comunicato ai partecipanti tramite sms solamente all’ultimo.








Ricordo anche ai vari personaggi politici e istituzioni del caso che in Italia è reato:

“la legge n. 645/1952 sanziona chiunque faccia per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.

« quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. »

…ma ovviamente in Italia con le leggi ci spazziamo il culo.
Mi chiedo comunque PERCHE’ vengono concessi spazi, luoghi e libertà a chi di libertà non dovrebbe averne?
Quello che accadrà questa sera a Milano è un insulto a tutti noi che combattiamo ogni santo giorno per far si che non ci siano discriminazioni razziali e minoranze di alcun tipo nel nostro paese e nel mondo, ed a tutti quelli che oggi come ieri hanno combattuto anche con la vita la piaga nazifascista.

Spero dunque che chi di dovere si occupi ORA di questo schifo, e faccia si che tutto questo non abbia luogo ne’ ora ne’ mai. 
Ricordo alle MERDE che in ogni caso e comunque vada hai nostri posti ci troverete!!! SEMPRE in prima linea.


ORA E SEMPRE RESISTENZA!   ANTIFASCISMO MILITANTE 


Casapound tenta l’assalto al Cinema America Occupato, e scappa

giovedì, Giugno 13th, 2013


di @Redazione_dinamopress.it 

Dopo l’iniziativa del Forum per l’Acqua Bene Comune la provocazione.

Durante la notte di mercoledì, a seguito dell’iniziativa dei forum dell’Acqua Bene Comune in piazza San Cosimato, convocata per festeggiare i due anni dalla vittoria referendaria, un manipolo di militanti di Casapound ha assaltato il Cinema America Occupato, un’occupazione limitrofa alla piazza che partecipava attivamente alla costruzione della giornata.

Ma, per i “legionari combattenti” questa volta è andata male: gli occupanti del cinema presenti all’interno dell’edificio, quando si sono resi conto di


essere sotto attacco, hanno messo in fuga la squadraccia, scendendo in strada a difesa di tutte le attività del cinema: centinaia di proiezioni cinematografiche ad offerta libera, un corso di teatro gratuito, laboratori di pittura, concerti di tutti i generi, giochi in piazza con i bambini, iniziative a difesa del territorio, incontri e dibattiti, eventi a sostegno dei collettivi delle scuole circostanti e la costruzione della prima aula studio di Trastevere.

In seguito al fallito assalto, la squadraccia ha pensato bene di aggredire un gruppo di ragazzi di ritorno da una serata a Trastevere: ma anche questa volta i fascisti del terzo millennio, rifiutati dalle persone che si trovavano a passare in quella via, sono stati costretti alla fuga.

Trastevere, quartiere di storica tradizione antifascista, rifiuta il fascismo in tutte le sue forme. Queste vili aggressioni sono messe in atto in un periodo difficile per il Cinema America, in quanto tentano di farne una questione di ordine pubblico per facilitarne lo sgombero. Ma chi frequenta l’occupazione di Trastevere sa bene che il Cinema America consiste in ben altro: non si fermeranno le iniziative in piazza, non si fermerà la programmazione, tanto meno i lavori di riqualifica e i progetti avviati in questi mesi.

Ci scusiamo con il vicinato per il chiasso in strada, che ovviamente non è dipeso da noi. Ringraziamo anche chi, svegliatosi nel cuore della notte e affacciatosi alla finestra, ha capito subito la situazione e ci ha aiutato nell’allontanare la squadraccia di Casapound.

Trastevere è antifascista!

HIC SUNT LEONES!

Cinema America Occupato

Cucchi, a Tor Pignattara corteo per “Stefanino” contro “uno stato che si auto assolve”

domenica, Giugno 9th, 2013
Cucchi, Tor Pignattara in piazza per “Stefanino” contro “lo Stato che si auto assolve”
Dopo la discussa sentenza di primo grado centinaia di persone hanno manifestato a Tor Pignattara sotto casa del giovane prima e per le vie del quartiere poi. La rabbia dei manifestanti: “Chi semina violenza raccoglie resistenza”.


Corteo a Tor Pignattara

Centinaia di persone hanno partecipato al sit-in solidale organizzato a Tor Pignattara sotto casa di Stefano Cucchi, il geometra  arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo al reparto di medicina protetta dell’ospedale “Sandro Pertini”.



Una manifestazione che nelle intenzioni degli organizzatori voleva essere prima di tutto un modo di abbracciare la famiglia di Stefano, dopo che la sentenza di primo grado ha assolto agenti e infermieri, perché “il fatto non sussiste” e ha invece inflitto due anni di reclusione ai medici con l’accusa di omicidio colposo. Il sit-in si è poi trasformato in un corteo che si è concluso a Vigne Alessandrine, dove si trova il celebre murales, nei pressi del quale è stato posato lo striscione che ha aperto il corteo. Qui infine sono state fatte volare delle lanterne rosse.

Una sentenza che ha fatto discutere e gettato nello sconforto la famiglia del ragazzo. “Non è successo niente, mio fratello Stefano è morto di suo, è morto per un errore medico. Sarebbe morto anche a casa nostra, ci siamo sbagliati su tutto”, è stato l’amaro commento della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, presente oggi al sit-in, nel corso del quale però ha preferito non prendere parola.

La manifestazione, del tutto civile e pacifica, si è svolta nel tardo pomeriggio in via Laparelli, proprio davanti al palazzo popolare in cui viveva la famiglia di Stefano. Tanta la rabbia dei manifestanti, contro “uno stato che si autoassolve”, e critiche anche nei confronti delle istituzioni colpevoli di “un silenzio assordante” e di aver lasciato sola la famiglia di Stefano (nessun rappresentante delle istituzioni era presente alla manifestazione). Dopo alcuni interventi di militanti e amici di Stefano i manifestanti si sono riuniti in un corteo improvvisato che da via Laparelli si è diretto verso via di Tor Pignattara.
Unico momento di tensione quello vissuto davanti alla caserma dei carabinieri. Tra i cori c’è stato anche chi ha gridato “ASSASSINI!”.


FONTE: Redazione Pigneto Today