Archive for Novembre, 2011

…tensione in Egitto. Blogger italiani arrestati durante una manifestazione.

domenica, Novembre 27th, 2011

L’ A.N.P.I. protesta contro la Provincia di Milano che ospita Casa Pound.

venerdì, Novembre 25th, 2011
Sabato 3 dicembre si terrà, grazie a Guido Podesta presidente della Provincia di Milano, un’iniziativa promossa da Casa Pound nella prestigiosa Sala degli Affreschi di Palazzo Isimbard. E quando il “circolo nostagico” provoca, le associazioni antifasciste rispondono. 
Così è stato, infatti il Presidente dell’A.N.P.I. milanese Roberto Cenati, ha immediatamente inviato una lettera al Podesta, promotore dell’evento. 
Qui ve la ripropongo:
Gentile Presidente,
l’ANPI di Milano ha recentemente espresso la propria profonda e ferma indignazione per i contenuti della mostra allestita dalla Provincia di Milano a Palazzo Isimbardi, nella parte riguardante la Seconda Guerra Mondiale. Il testo ha costituito una grave offesa alla Resistenza italiana e a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per restituire la libertà e la democrazia al nostro Paese. Notevole è stato il nostro sconcerto nel prendere atto che una Istituzione della Repubblica nata dalla Resistenza abbia organizzato una mostra in cui si giustifica la guerra fascista e si definisce la Resistenza come “una guerra civile terribile e orrenda che si conclude in un bagno di sangue”.
Veniamo ora a conoscenza di una iniziativa promossa da Casa Pound, che dovrebbe svolgersi Sabato 3 Dicembre 2011 nella prestigiosa Sala degli Affreschi di Palazzo Isimbardi.

Ci affidiamo all’importante ruolo da Lei rivestito e alla sua sensibilità democratica per chiederLe di intervenire per impedire che si svolga, proprio nella sede della Provincia di Milano, l’iniziativa organizzata da questo gruppo neofascista, che costituirebbe un’ulteriore offesa a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza.

Mentre confidiamo nel positivo esito della Sua azione, nell’ attesa di una Sua risposta, ci riserviamo di compiere tutti gli interventi che riterremo più opportuni perché siano salvaguardati lo spirito e i principi sanciti dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza. Cordiali saluti.

Roberto Cenati – Presidente ANPI Provinciale Milano”
Penso che tutto questo non abbia bisogno di grandi commenti, mi sembra semplicemente incredibile che nel 2011 si trovi ancora spazio per questi “nostalgici” con la testa piena di …chiacchiere da bar.
Un grandissimo GRAZIE all’ A.N.P.I. ed a tutti i MOVIMENTI ANTIFASCISTI ITALIANI, che ogni giorno “combattono” contro questa nostalgia che perseguita il nostro paese.

Maria Columbu e…l’e/orrore giudiziario

mercoledì, Novembre 23rd, 2011
Vauro 2011

Maria Columbu è una signora disabile di 39 anni e madre di 4 figli e questa è la sua storia.
…anno 2002, Sardegna. Sono le sei del mattino, Maria sente bussare alla porta, sono agenti della guardia di finanza. Entrano in casa, le comunicano che è indagata per terrorismo e procedono con una perquisizione domiciliare nella quale sequestrano, due computers, materiale cartaceo.
In mezzo alle carte gli inquirenti trovano un volantino “sospetto” e “di chiaro stampo brigatista”, perché raffigura una stella a cinque punte che rievoca proprio le Brigate Rosse degli anni ’70, sotto la quale però, c’è anche il numero di telefono di Maria.

Se avesse davvero voluto fare un attentato con tanto di rivendicazione di certo non avrebbe lasciato il numero di telefono, non vi pare?

Tra le prove che hanno portato all’arresto della donna ci sono alcuni  file trovati nei computers, in cui si parla di politica e dove,  presa da un momento di rabbia causata dal suo handicap, che non la fa sentire tutelata come dovrebbe, Maria scrive: “a morte lo stato, a morte Berlusconi”.
Per Francesco Puleio, il sostituto procuratore che ha chiesto e ottenuto la condanna della signora Maria, la “regina delle prove” è in un’altro dei file trovati nel computer, e sono…le istruzioni per la fabbricazione di un ORDIGNO NUCLEARE, che ora anche io vi rivelerò!!! “Per prima cosa procuratevi 110 kg. di plutonio dal vostro fornitore locale; suggeriamo di contattare l’organizzazione terroristica del luogo.”
…queste  “dettagliate”  ma soprattutto  “credibili”  istruzioni si concludono così: “adesso che avete un ordigno nucleare, potete usarlo per spettacoli pirotecnici o per difesa nazionale”.
“Ecco fatto!!! Ora ho tutto quello che serve per incastrare la Columbu!!!”  Questo è quello che deve aver pensato l’acuto sostituto procuratore, quando ha deciso in via definitiva che Maria andava arrestata.
Infatti viene prima condannata a 4 anni, ma alla fine sconta solamente 6 mesi di carcere più 6 mesi di domiciliari. La cosa grottesca è che quando Maria ricorre in appello il giudice dichiara: “le accuse sostenute erano ridicole, ed in prigione non ci doveva proprio andare”, a questo punto viene assolta, ma purtroppo solo dopo aver già scontato 12 mesi della pena.

Di questa assurda storia se ne è occupato anche Luigi Pelazza un inviato del programma televisivo “Le Iene” che, sbalordito dalla vicenda si è immediatamente recato dal sostituto procuratore Francesco Puleio per domandare spiegazioni in merito all’enorme e imbarazzante, errore giudiziario.
Puleio però non gradisce per niente la visita, e dopo averlo sbattuto fuori dal suo ufficio, rilascia un comunicato…che se vogliamo essere sinceri, non corrisponde proprio del tutto alla verità… ecco il  LINK e giudicate voi stessi.
Ora mi chiedo perché si fanno errori  giudiziari così grossolani e superficiali, e soprattutto perché si lascia la libertà a certi incompetenti di commetterli. Ricordo inoltre, che a Maria non è stato dato nessun risarcimento e nessuno le ha chiesto scusa per l’accaduto.

…Forza Nuova. Nuova sede nel quartiere “arabo” di Como. A.N.P.I.:grave affronto alla città.

domenica, Novembre 20th, 2011
…Forza nUova…

Ebbene si, ieri mattina in via Napoleona, una via con un’alto tasso di immigrati a Como, si è inaugurata l’apertura della nuova sede di Forza Nuova.

Il movimento di estrema destra garantisce che si tratta di pura casualità, o meglio di “una scelta dettata dal destino”.
Questa scelta, che sembra una provocazione bella e buona, non ha lasciato indifferenti le organizzazioni antifasciste comasche, tanto meno l’A.N.P.I. che ha rilasciato un comunicato durissimo sull’apertura e il ritorno di F.N. in zona.
Salvatore Ferrara, capogruppo e portavoce del “circolo nostalgico”, dichiara: “ci interessa ripartire da qui per riprenderci la via” – e continua – “garantiremo un presidio costante, ma non disdegneremo azioni dinamiche e propositive”.

Azioni dinamiche e propositive? Mi chiedo se Como sentisse la necessità del: “movimento politico, identitario in difesa e al fianco dei cittadini” ma con “ideali” vecchi di oltre 70 anni.

…allarme carceri, la situazione è drammatica

venerdì, Novembre 18th, 2011

…il 2011 sta per finire e se tiriamo le somme per quel che riguarda le carceri in Italia osserviamo una situazione a dir poco drammatica.
Vi do un paio di numeri, ad oggi in Italia i detenuti sono 67.428 di cui 24.401 stranieri e 37.213 con sentenze passate in giudicato, detto questo l’altro dato fondamentale da sapere, è quanti posti sono a disposizione: 45.817.
Quindi in Italia abbiamo circa 22mila detenuti in più, stipati in celle piccolissime con condizioni igienico sanitarie indecenti.
Come mai le carceri italiane sono così piene? E’ possibile che ci siano tutti questi criminali? 
La risposta è NO! In realtà l’indagine fatta dall’osservatorio  ANTIGONE*, ci fa vedere una situazione ben diversa e una delle cause del sovraffollamento è probabilmente la Fini-Giovanardi, legge ideologica sulle droghe – ci spiega il presidente dell’associazione –  che riempie le carceri di persone pericolose soltanto verso loro stesse. Sempre dalla stessa indagine si scopre che in Italia il 37% dei detenuti ha violato questa legge, media molto alta se consideriamo che in Europa si aggira intorno al 15/18%, colpa anche dell’ ex Cirielli che diminuisce i termini di prescrizione dei reati e aumenta le pene ai recidivi, quindi troviamo per esempio piccoli spacciatori che ricevono pene più severe senza la possibilità di misure alternative.Sono proprio quelle che mancano in Italia infatti, secondo un’altra indagine, scopriamo che nel 2009 quelli che hanno scontato la pena con misure alternative al carcere sono poco più di 13mila, contro i 123mila della vicina Francia.
Abbiamo grandi e piccole città con le loro strutture e in ognuna di esse il numero dei detenuti supera sempre quello della reale capienza disponibile, anche in questo caso voglio darvi un paio di numeri: Bologna per esempio ha una capienza massima di 497 detenuti, ma ne sono presenti ben 1.168 con un’ indice di sovraffollamento del 235%, poi Milano “S.Vittore” con 712 posti ma 1635 detenuti con un tasso del 230%, Venezia “Santa Maria Maggiore” con 168 posti ma 352 detenuti e il 210% di tasso e, infine, Lamezia Terme con 30 posti, 91 detenuti e un incredibile tasso del 303%. Questi che ho appena elencato sono i dati significativi di alcune città, ma la cosa tremenda è che la lista è lunghissima, praticamente ogni carcere italiano è sovraffollato e in condizioni pietose. 





In carcere non esiste dignità e soprattutto di carcere ultimamente, si muore.
Proprio qualche giorno fa nell’ O.P.G. di Reggio Emilia è morto suicida un detenuto; ad Asti 5 agenti di polizia penitenziaria sono finiti sotto processo per abuso di potere e violenze, colpevoli di aver maltrattato due detenuti che durante l’interrogatorio hanno dichiarato di essere stati spogliati completamente e rinchiusi per due mesi in una cella priva di vetri alle finestre, di letto, lavandino e sedie, con il cibo razionato a pane e acqua, senza contare le botte che con cadenza regolare gli erano inflitte. Non scordiamoci Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e potrei continuare all’infinito perché purtroppo l’Italia degli ultimi anni si è resa protagonista molto spesso di queste indecenti vicende . Anche qui i numeri parlano chiaro: dall’inizio dell’anno alla data del 25 ottobre 2011 i morti nelle carceri sono 154 di cui di cui 53 per suicidio, nel 2010 invece i morti sono stati 184 di cui 66 per suicidio. E se consideriamo che in carcere si suicida 1 detenuto ogni 1000, mentre fuori dal carcere si suicida 1 persona ogni 20.000 circa, la situazione è critica.
In Italia in realtà dal 1932 esiste un’ente pubblico chiamato “cassa delle ammende” istituito dal Ministero della Giustizia e gestito dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. 
La cassa delle ammende è destinata a raccogliere fondi da sanzioni disciplinari o pecuniarie disposte dai giudici, proventi realizzati dai manufatti dei detenuti, vendita dei corpi di reato non reclamati e tali fondi dovrebbero essere destinati a programmi di riabilitazione e reinserimento dei detenuti. Ma è realmente così?
Praticamente no, perché la cassa delle ammende si trova ora più che mai in una situazione drammatica di mancanza di fondi. Nel 2008 ha inserito nei progetti quello dell’ edilizia penitenziaria, al fine di finanziare il piano carceri e mettere fine almeno al sovraffollamento, ma purtroppo anche qui con i dati alla mano, vediamo che non è stato proprio così, anzi si è aggiunto il problema delle carceri fantasma:


dati forniti dall’osservatorio Antigone:


  • Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora di proprietà del Comune e mai utilizzato;
  • Agrigento: sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile;
  • Altamura (Bari): si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto;
  • Arena (Vibo Valentia): sopresso;
  •  Arghillà (Reggio Calabria): inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia;
  •  Bovino (Foggia): presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre;
  •  Casamassima (Bari): carcere mandamentale condannato all’oblio da un decreto del Dipartimento;
  •  Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni e mai aperto;
  •  Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto   all’uso, è ad oggi ancora chiuso;
  •  Cropalati (Cosenza) soppresso;
  •  Cropani (Catanzaro): occupato da solo un custode comunale;
  •  Frigento (Avellino): inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana;
  •  Galatina (Lecce): totalmente inutilizzato;
  •  Gela (Caltanissetta): esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto;
  •  Gorizia: risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori;
  •  Gragnano (Napoli): inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana;
  •  Irsina (Matera): costato 3,5 miliardi di lire negli anni ’80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune;
  •  Licata (Agrigento): completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato;
  •  Maglie (Lecce): solo parzialmente utilizzato per ospitare detenuti semi-liberi, con enormi sprechi di personale;
  •  Mileto (Vibo Valentia): ristrutturato e chiuso;
  •  Minervino Murge (Bari): struttura mai entrata in funzione;
  •  Monopoli (Bari): nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni
  • Morcone (Benevento): costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto;
  • Orsara (Foggia): presente una struttura mai aperta;
  • Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale;
  • Petilia Policastro (Crotone): soppresso;
  • Pinerolo (Torino): chiuso da oltre dieci anni senza che sia stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo;
  • Revere (Mantova), dopo 20 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati;
  • Rieti: struttura penitenziaria completamente nuova in grado di contenere 250 detenuti utilizzata solo per un terzo della sua capacità ricettiva a causa della carenza di personale;
  • San Valentino (Pescara): costruito da quasi 20 anni, non ha ospitato mai alcun detenuto, ora è in totale stato di abbandono;
  • Soriano Calabro (Vibo Valentia): soppresso;
  • Spinazzola (Barletta-Andria-Trani): soppresso;
  • Squillace (Catanzaro): ristrutturato e poi chiuso;
  • Udine: chiusura della sezione femminile; 
  • Venezia: la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
  • Vicenza: la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità;
  • Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all’epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale;
  • Volturara Appula (Foggia): struttura da 45 posti ancora incompiuta e mai aperto.

e adesso? tutte queste strutture? Detto questo, è chiaro che l’Italia non è in grado di fronteggiare neanche questa emergenza, d’altronde l’Italia è anche questo: sprechi, corruzione, mafia, degrado.
La cosa più preoccupante di tutto questo, a mio avviso, è la totale mancanza di rispetto per i detenuti, come se il fatto di aver commesso dei reati, più o meno gravi, possa giustificare un trattamento simile: credo che la dignità umana debba essere rispettata sempre e comunque.
E’ un paese malato, che sta irrimediabilmente contagiando anche i suoi abitanti…












*l’osservatorio ANTIGONE è un’associazione politico/culturale per i diritti e le garanzie nel     sistema penale. Ne aderiscono magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini.

Cristian De Cupis, tante le analogie col caso Cucchi

giovedì, Novembre 17th, 2011
Locandina del comitato

…Viterbo 12 novembre 2011, sabato mattina. Nel reparto di medicina protetta riservato ai detenuti viene trovato morto Cristian De Cupis di 36 anni.

Si trova in quel reparto da giovedì. 
Il mercoledì Cristian è a Roma, alla stazione Termini, dove viene arrestato dalla polizia ferroviaria per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Immediatamente dopo l’arresto però, viene portato al Pronto Soccorso dell’ ospedale Santo Spirito per una serie di escoriazioni che, a detta dei pubblici ufficiali, Cristian si è procurato da solo tentando di sfuggire all’arresto.
In realtà durante la visita Cristian dichiara ai medici in almeno due occasioni di essere stato pestato dai poliziotti che lo avevano arrestato.
La mattina seguente, giovedì 10 novembre, Cristian viene trasportato nella struttura protetta per detenuti dell’ ospedale Bellcolle di Viterbo, e il giorno dopo viene sottoposto ad una serie di accertamenti fra cui anche una TAC.
Sempre venerdì arriva anche il giudice per la convalida dell’arresto, il quale gli concede i domiciliari che inizieranno appena dimesso dall’ospedale.
Sabato Cristian muore poco prima delle sue dimissioni, e l’autopsia effettuata qualche giorno dopo confermerà l’infarto, cosa alquanto strana perché aveva solo 36 anni e non era malato di cuore.
Intanto dopo la sua morte viene data la notizia anche ai familiari, i quali non erano stati informati neanche del fermo, proprio come successe alla famiglia di Stefano Cucchi, avvertiti dell’arresto solo dopo il decesso, perché? 
Nei giorni seguenti il garante per i detenuti del Lazio Angiolo Marroni, ha denunciato immediatamente l’accaduto e dichiara che non ha dubbi dell’avvenuto pestaggio di Cristian, e a testimonianza di questo c’è un avvocato che ha visto gli agenti della POLFER pestare il giovane, e subito avrebbe telefonato a Marroni avvisandolo dell’accaduto. 
Ora speriamo che venga fatta luce su questa vicenda, Cristian come altri, troppi ragazzi, è stato vittima di un sistema sbagliato, malato e violento che purtroppo, in questi ultimi anni a fatto troppe vittime e ha distrutto molte famiglie.

   

…manifestare è un diritto e non si tocca!!! Bologna 11/11/11

sabato, Novembre 12th, 2011

Indignati Bologna 11/11/11_(1)

...finalmente anche a Bologna ci siamo fatti sentire e ancora non è finita.
Una maxi manifestazione ha regnato in città. Più di 3000 studenti, universitari e non, ma anche lavoratori e precari, tutti riuniti purtroppo sempre per le stesse ragioni: debito pubblico, B.C.E., tagli alla cultura, alla scuola ….a tutto.


Ormai la gente non ne può più, per questo si scende in piazza, perché si ha come la netta “impressione” che sia in corso una “sorta di assalto finale contro le risorse della società, e che qualcuno stia tentando di appropriarsi dell’intera ricchezza sociale”, come ha dichiarato Bifo Berardi, e posso affermare con certezza che la soluzione a tutto questo potrebbe essere il reddito di cittadinanza a livello europeo, cioè  soldi per la ricerca, soldi per l’educazione e l’istruzione, soldi per la sanità, per la vita sociale reale. L’esatto contrario di quello che sta facendo chi ci governa e che si dovrebbe occupare di tutto questo.
Tutte le generazioni sono chiamate in causa, perché ormai è stato tolto tutto a tutti, anche le speranze in un futuro migliore.
Basti pensare a quella generazione che ha lavorato tutta una vita ai quali ora viene messa in dubbio la pensione, o a quelli a cui viene alzata l’età del pensionamento, o a quei “ragazzi” come me, che a 30 anni non hanno stabilità in niente: casa, lavoro, futuro inesistente… Poi gli studenti universitari, quelli dei licei ai quali non è concesso niente, siamo tutti vittime e spettatori di tagli indegni e senza nessuna logica. 
Anche ieri, come tutte le volte, si sono creati momenti di tensione sfociati poi nei soliti abusi di potere ed eccessi di violenza da parte delle forze dell’ordine, come è successo a Martina, 23 enne della Facoltà di Lettere,che si trovava in mezzo alla strada a volto scoperto, quando ad un certo punto è stata colpita da ripetute manganellate al corpo e al viso che le hanno causato le perdita di 5 denti e la lussazione di una spalla. Era necessario???

indignati Bologna…11/11/11_(2)

Ricordo a tutti quelli che ogni tanto se lo “scordano” che riunirsi e manifestare è un diritto di ogni cittadino, come cita anche la Costituzione Italiana negli articoli 17 e 21, e personalmente sono stanco e schifato dalle cazzate che ho sentito dopo la grande manifestazione del 15 ottobre a Roma, sfociata in guerriglia per colpa di qualche black block.
Nel dettaglio la buffonata alla quale mi riferisco (perché è di questo che si tratta, e per fortuna è rimasta tale), è quella RIDICOLA trovata di Maroni, subito sostenuta da Giovanardi (che forse intravedeva la possibilità di nuovi lucrosi affari a spese della collettività), di far pagare un tot a manifestante al fine di garantire il risarcimento di eventuali danni… 
…ci mancava solo questo, la privatizzazione dell’intangibile diritto costituzionale di riunione e manifestazione.

E poi scusate… l’incasso? Provate ad immaginare la fine che farebbe…!

Patrizia Moretti Aldrovandi finisce davanti al giudice

venerdì, Novembre 11th, 2011
…oggi ho fatto il copia e incolla di questo articolo affinché possiate leggere anche voi quello che ho letto io…è una cosa che ha dell’incredibile!!! 
E state attenti d’ora in poi a cosa scrivete e come parlate perché in Italia è iniziata una nuova era di processi: Quelli alle parole.
 

Udienza relativa alla querela intentata da uno dei poliziotti.

Il GUP Piera Tassoni si è riservata di decidere in merito alla querela presentata da Paolo Forlani nei confronti di Patrizia Moretti. La madre di Federico Aldrovandi è chiamata in causa per le ipotesi di reato di diffamazione e istigazione a delinquere nei confronti di uno degli agenti condannati in secondo grado per l’omicidio colposo del figlio. 

Forlani querelò la Moretti per un post scritto dalla donna il 27 aprile scorso, dal titolo “Al bar”, nel quale racconta di aver incontrato “uno di quelli che hanno tolto la vita a Federico (la frase originaria, poi sostituita nel giro di qualche ora, era “uno degli assassini di mio figlio”, ndr), tranquillo e allegro con una ragazza” dentro un locale. 
La madre del 18enne descrive il suo stato d’animo dicendo che “quando vedo uno di loro mi manca il fiato, come a mio figlio, mi si ferma il cuore, come a lui. Non riesco più a respirare, non so reagire. Vorrei urlare, picchiare, uccidere, ma non ne sono capace”.Per quella querela la PM Ombretta Volta chiese l’archiviazione, motivandola – per quanto riguarda il capo relativo alla diffamazione – con il fatto che il termine “assassino” è sì “una espressione forte”, ma “è il nostro stesso codice che definisce la condotta con il termine di omicidio”, che rappresenta “un sinonimo di assassino”.  
Per quanto riguarda l’istigazione, invece, secondo la Volta l’accusa è infondata, perché mancherebbe la “volontà cosciente di commettere il fatto”, interpretando la frase sotto accusa come “lo sfogo di una madre che vive il dramma di chi non riesce a colmare il vuoto di un figlio”.A queste motivazioni si sono opposti gli avvocati di Forlani Gabriele Bordoni e Giovanni Trombini. Proprio quest’ultimo, presente in aula, ha ricordato come “la distinzione tra le parole “assassino” e “omicida” è scritta nel dizionario Devoto-Oli, che ho letto in tribunale: assassino” ha una connotazione più spregiativa. Deciderà poi il giudice se la signora Moretti sapeva di usare un termine in connotazione negativa.In aula ho detto che le parole sono pietre – ha aggiunto l’avvocato Trombini – perché chi le usa conosce il loro significato. Il fatto che successivamente abbia rimosso la parola è segno secondo noi di questa consapevolezza”.
“L’unica pietra è quella che ricopre la tomba di Federico ha ricordato il mio avvocato”, risponde a distanza Patrizia Moretti, riportando le parole dette in aula da Fabio Anselmo. 
Quanto all’udienza, la difesa aveva chiesto di produrre le foto del cadavere del ragazzo e le due sentenze di condanna dei poliziotti, richiesta rigettata perché fuori dai termini.Nei prossimi giorni arriverà la decisione sull’accoglimento o meno dell’ opposizione.

Fonte: Marco Zavagli di Estense.com

Introduzione all’articolo di: Matteo Naldi (io)

…muore per attacco d’asma nella cella della caserma, nessuno lo ha soccorso

mercoledì, Novembre 9th, 2011
Saidou Gadiaga era un ragazzo senegalese di 37 anni.


…11 dicembre 2010, Saidou viene fermato e arrestato dai carabinieri perché sprovvisto del permesso di soggiorno e già raggiunto da un provvedimento di espulsione. Al momento del processo per direttissima il p.m. Francesco Piantoni decide che il ragazzo non venga rinchiuso in carcere, ma in una delle celle di sicurezza della caserma di piazza Tebaldo Brusato.
Saidou è affetto da una forma grave d’asma, tanto che prima di essere rinchiuso in cella consegna ai carabinieri un certificato medico che attesta la sua patologia.
E’ mattina e Saidou sta male, è nel pieno di una crisi d’asma, cosa che viene confermata da un testimone, Andrei Stabinger.
Andrei è un ragazzo bielorusso detenuto nella cella accanto che dichiara – “sono stato svegliato dal detenuto che picchiava contro la porta e chiedeva aiuto gridando. Aveva una voce come se gli mancasse il respiro. Dopo un po’ di tempo ho sentito che qualcuno apriva la porta della cella, e lo straniero uscito fuori, credo sia caduto a terra.”
Alla domanda: Quanto tempo è trascorso tra la richiesta d’aiuto e l’intervento del militare? – risponde – “Penso 15/20 minuti, e nel frattempo il ragazzo continuava a gridare e picchiare le mani contro la porta.”


Apro una piccola parentesi,  tutta questa vicenda viene filmata interamente da una delle telecamere di sicurezza dentro la caserma.*


Il video ovviamente descrive molto bene la scena e i tempi:
le dita di Saidou sporgono dallo spioncino della cella, sono le 7.44 e sta chiedendo aiuto già da parecchi minuti.

Passano 2 minuti e 45 secondi all’arrivo del carabiniere che apre la cella. Finalmente uscito, l’uomo cade a terra alle 7.52, otto minuti dopo essersi sporto dalla camera. 120 secondi e arrivano anche i medici, ma ormai non c è più niente da fare: Saidou Gadiaga giace a terra morto
L’ autopsia non fa altro che confermare quello che si poteva prevedere, e se non fosse stato per la “prontezza” dei carabinieri nell’intervenire, tutto questo si sarebbe potuto evitare: “un gravissimo episodio di insufficienza respiratoria comparso in un soggetto affetto d’asma.” E attesta che – “era clinicamente deceduto già all’arrivo dell’ambulanza”. 
Detto questo ora vediamo un’altra versione, quella dei carabinieri che, nella relazione di servizio consegnata alla Procura e in altre comunicazioni rilasciate al consolato Senegalese, collocano il decesso di Saidou in ospedale, parlano di aneurisma ed escludono assolutamente ritardi e carenze nei soccorsi.
Incredibilmente, il maresciallo che apre la porta a Saidou per “concedergli” di fare pipì, verrà premiato dal comandante provinciale perché dichiara – “in un video che abbiamo consegnato alla Procura c è la conferma della nostra umanità”.
I militari dichiarano anche che dal momento della pipì alla crisi passano 8 minuti, in realtà l’orario delle immagini ci dice che l’uscita risale a 26 minuti prima.
L’ avvocato Manlio Gobbi si è posto delle domande e ha chiesto nuove indagini da subito, perché in questa vicenda ci sono troppi punti oscuri e non si spiega come mai il p.m. abbia chiesto l’archiviazione del caso. Anche il consolato del Senegal ha dichiarato che andrà fino in fondo per garantire che sia fatta chiarezza sulla vicenda.
Anche qui, come in altre vicende simili, ci troviamo di fronte ad una morte che indubbiamente si poteva evitare, e allora io mi chiedo come mai sia successo!
E perché per l’ennesima volta i basilari diritti umani non sono stati rispettati?
Saidou era un uomo come chiunque, ma gli è stata negata assistenza proprio quando ne aveva più bisogno. Perché?




Per chi volesse vedere il video di quanto raccontato sopra ecco il link:

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/11/08/video/ecco_come_hanno_lasciato_morire_saidou-24625619/1/?ref=HREC1-2

…altri risvolti sul caso Uva

martedì, Novembre 8th, 2011
 …il quotidiano “La provincia di Varese” pubblica: 

L’amico di Uva minacciato “qualcuno mi vuole   morto”


…infatti Alberto Bigioggero ora chiede aiuto e protezione all’autorità giudiziaria perché dalla morte di Giuseppe ad oggi ha ricevuto minacce, e nella notte tra venerdì e sabato, è stato vittima di una singolare incursione nella casa in cui vive.
In realtà dopo i dovuti accertamenti si è scoperto che Alberto è stato vittima solamente di un atto vandalico perché in casa non è stato rubato nulla. 
La cosa sospetta però, è che queste minacce telefoniche sono ricominciate dopo l’intervista rilasciata nel programma televisivo “le Iene” e ora questo strano atto vandalico.
L’ avvocato Stefano Bruno intanto dichiara: “Alberto ora è terrorizzato”, perché effettivamente i messaggi ricevuti sono inequivocabili, e continua –  Gli dicono di guardarsi le spalle, che viene bene in video, e che gli faranno fare la fine del suo amico. Finora non ci aveva fatto caso, ma dopo l’incursione notturna riteniamo che qualcuno stia facendo sul serio. E quindi è giusto portare all’attenzione della procura questi fatti e chiedere protezione”.

Fortunatamente le indagini continuano, perché ora, dopo la riesumazione della salma, verranno ordinati nuovi esami di natura genetica che si spera, portino a nuovi e conclusivi risultati.



Intanto continuiamo a pretendere che venga fatta luce su questo, e su tanti altri fatti analoghi, perché i colpevoli di queste vicende vengano puniti, si continui a fare informazione  e si lotti contro tutti quelli che tentano di insabbiare con minacce, vandalismo e altri atti ignobili, la VERITA’.