…muore per attacco d’asma nella cella della caserma, nessuno lo ha soccorso

Saidou Gadiaga era un ragazzo senegalese di 37 anni.


…11 dicembre 2010, Saidou viene fermato e arrestato dai carabinieri perché sprovvisto del permesso di soggiorno e già raggiunto da un provvedimento di espulsione. Al momento del processo per direttissima il p.m. Francesco Piantoni decide che il ragazzo non venga rinchiuso in carcere, ma in una delle celle di sicurezza della caserma di piazza Tebaldo Brusato.
Saidou è affetto da una forma grave d’asma, tanto che prima di essere rinchiuso in cella consegna ai carabinieri un certificato medico che attesta la sua patologia.
E’ mattina e Saidou sta male, è nel pieno di una crisi d’asma, cosa che viene confermata da un testimone, Andrei Stabinger.
Andrei è un ragazzo bielorusso detenuto nella cella accanto che dichiara – “sono stato svegliato dal detenuto che picchiava contro la porta e chiedeva aiuto gridando. Aveva una voce come se gli mancasse il respiro. Dopo un po’ di tempo ho sentito che qualcuno apriva la porta della cella, e lo straniero uscito fuori, credo sia caduto a terra.”
Alla domanda: Quanto tempo è trascorso tra la richiesta d’aiuto e l’intervento del militare? – risponde – “Penso 15/20 minuti, e nel frattempo il ragazzo continuava a gridare e picchiare le mani contro la porta.”


Apro una piccola parentesi,  tutta questa vicenda viene filmata interamente da una delle telecamere di sicurezza dentro la caserma.*


Il video ovviamente descrive molto bene la scena e i tempi:
le dita di Saidou sporgono dallo spioncino della cella, sono le 7.44 e sta chiedendo aiuto già da parecchi minuti.

Passano 2 minuti e 45 secondi all’arrivo del carabiniere che apre la cella. Finalmente uscito, l’uomo cade a terra alle 7.52, otto minuti dopo essersi sporto dalla camera. 120 secondi e arrivano anche i medici, ma ormai non c è più niente da fare: Saidou Gadiaga giace a terra morto
L’ autopsia non fa altro che confermare quello che si poteva prevedere, e se non fosse stato per la “prontezza” dei carabinieri nell’intervenire, tutto questo si sarebbe potuto evitare: “un gravissimo episodio di insufficienza respiratoria comparso in un soggetto affetto d’asma.” E attesta che – “era clinicamente deceduto già all’arrivo dell’ambulanza”. 
Detto questo ora vediamo un’altra versione, quella dei carabinieri che, nella relazione di servizio consegnata alla Procura e in altre comunicazioni rilasciate al consolato Senegalese, collocano il decesso di Saidou in ospedale, parlano di aneurisma ed escludono assolutamente ritardi e carenze nei soccorsi.
Incredibilmente, il maresciallo che apre la porta a Saidou per “concedergli” di fare pipì, verrà premiato dal comandante provinciale perché dichiara – “in un video che abbiamo consegnato alla Procura c è la conferma della nostra umanità”.
I militari dichiarano anche che dal momento della pipì alla crisi passano 8 minuti, in realtà l’orario delle immagini ci dice che l’uscita risale a 26 minuti prima.
L’ avvocato Manlio Gobbi si è posto delle domande e ha chiesto nuove indagini da subito, perché in questa vicenda ci sono troppi punti oscuri e non si spiega come mai il p.m. abbia chiesto l’archiviazione del caso. Anche il consolato del Senegal ha dichiarato che andrà fino in fondo per garantire che sia fatta chiarezza sulla vicenda.
Anche qui, come in altre vicende simili, ci troviamo di fronte ad una morte che indubbiamente si poteva evitare, e allora io mi chiedo come mai sia successo!
E perché per l’ennesima volta i basilari diritti umani non sono stati rispettati?
Saidou era un uomo come chiunque, ma gli è stata negata assistenza proprio quando ne aveva più bisogno. Perché?




Per chi volesse vedere il video di quanto raccontato sopra ecco il link:

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/11/08/video/ecco_come_hanno_lasciato_morire_saidou-24625619/1/?ref=HREC1-2

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