Canale di Sicilia: 31 morti mai esistiti
Sono morti senza mai essere stati vivi per molti tra i nostri più autorevoli organi di informazione.
Alle 20:30 di un qualunque sabato sera italiano sono arrivati 21 uomini e una donna nei cui occhi si poteva ancora leggere tutto l’orrore appena vissuto. Molti di essi, a bordo del guardacoste che li ha accompagnati nel “porto non sicuro” di Lampedusa, indossavano le tute da lavoro che l’equipaggio della petroliera Gaz United gli ha offerto quali unici indumenti asciutti a disposizione. Alcuni scendono con evidenti ferite, doloranti.
Altri evidentemente sotto choc. Sono di varie nazionalità ma tutti della regione centro-occidentale dell’Africa. Partiti dal porto di Al Zuwara, a qualche decina di chilometri da Tripoli, in Libia, hanno visto improvvisamente sgonfiare il gommone con cui viaggiavano dopo appena un paio d’ore di navigazione.migranti soccorsi Morti in un silenzio assordante.
Si stavano finalmente lasciando alle spalle le vessazioni, la violenza, gli stupri, tutto quello che avevano vissuto in Libia per raggiungere la “civilissima” Italia. La stessa che intanto lanciava le banane sul palco a un proprio Ministro della Repubblica per puro, stupido razzismo scatenato dal solo colore della pelle. Evidentemente non sono propensi al dialogo, a differenza dei 250 sbarcati dai guardacoste della Capitaneria di Porto appena venti minuti prima. Un ragazzo, presumibilmente nigeriano, racconta, con poche parole in un egregio inglese, come in breve hanno visto afflosciare i tubolari del gommone e si sono ritrovati in acqua. A 29 miglia dalla costa.
Dice di aver visto i suoi compagni risucchiati uno dopo l’altro dagli abissi del Mediterraneo, sotto i propri occhi. Un altro, sempre in inglese, con un espressione quasi alienata, borbotta solo una frase: “I saw my wife drown”. “Ho visto annegare mia moglie”.
FONTE: LinkSicilia
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