Benvenuti nel Bel Paese. Fotografia dei C.I.E. italiani.

…luoghi di detenzione e maltrattamenti, dove suicidi, pestaggi, abusi di psicofarmaci e tentativi di fuga sono all’ordine del giorno.
Questo è il quadro che dà il Corriere.it dei C.I.E.(Centri d’Identificazione ed Espulsione) italiani.
Per i migranti privi di documenti infatti, questi “centri” diventano vere e proprie prigioni in cui essere segregati,la loro colpa? Un illecito amministrativo.

Condizioni indecenti, denunciate anche da un rapporto stilato dalla Commissione Diritti Umani del Senato, sulla violazione dei diritti umani negli Istituti Penitenziari e nei centri di “accoglienza” per migranti in Italia che fa notare come – “le condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei C.I.E. sono molto spesso peggiori di quelle delle carceri” – situazione condannata qualche giorno fa anche dall’ O.N.U..

Le cronache recenti hanno portato alla luce storie, non solo di migranti in attesa di identificazione, ma anche di minori non accompagnati e infine casi come quello di Andrea e Senad, due giovani ventenni di origini slave, che all’età di 18 anni non furono naturalizzati dai genitori all’ambasciata bosniaca e quindi rinchiusi nel C.I.E. di Modena.
L’assurdità è che i due fratelli, nati in Italia e perfino iscritti in una scuola a Sassuolo, sono italiani per tutti ma non per la burocrazia, infatti Andrea e Senad non possono essere espulsi perché il paese dei loro genitori, la Bosnia-Erzegovina, non li ha mai censiti e quindi non sa chi sono. L’ennesimo caso di razzismo istituzionale?
E l’integrazione di cui tanto si parla?

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