GRECIA: prove tecniche di neonazismo

Tra pogrom, torture e censura i rapporti tra polizia e Alba Dorata si fanno sempre più stretti.

Il Corpo di Cristo e la Notte dei Cristalli 

 

“Li hai armati con il tuo voto”
La sera di giovedì 11 ottobre Manolis Vamvounis, giornalista della rivista Lifo, si trova davanti al teatro Chytirio di Atene, in via Iera Odos. L’occasione è la prima serata di Corpus Christi, rappresentazione teatrale dell’americano Terence McNally in cui Gesù e gli apostoli sono raffigurati come omosessuali che vivono in Texas. La strada è gremita. I cordoni di polizia antisommossa si frappongono tra gli antifascisti – accorsi sul luogo per assicurarsi il regolare svolgimento della serata – e i neonazisti di Alba Dorata, decisi a sabotarla in ogni modo. Una folla di persone (tra cui qualche prete) sventola bandiere greche, innalza icone e crocefissi, canta l’inno nazionale e grida slogan omofobici. 
A un certo punto il massiccio deputato Ilias Panagiotaros si mette a inveire contro gli spettatori che cercano di entrare nel teatro ed erutta una serie infinita dioscenità. Un telefonino lo riprende

Brutti segaioli, levate le tende. Avete capito? Levate le tende, finocchi. Rotti pigliainculo, attori dei miei coglioni. Sì, continua pure a fissarmi, piccola troia.Il vostro tempo è finito. Avanti, riprendimi. Vi fate fottere dai pakistani. Fottuti coglioni albanesi, eh, voi siete dei fottuti coglioni albanesi. 
I poliziotti sono a qualche metro di distanza. Nessuno di loro batte ciglio. 
Alcuni manifestanti cominciano a strappare dai muri i poster del recital. Manolis Vamvounis tira fuori il suo cellulare e si prepara a scattare qualche foto per il blog. Nell’arco di qualche secondo il giornalista si ritrova circondato da poliziotti e camerati. Quest’ultimi gli chiedono: «Sei un giornalista?» «Scrivo per Lifo», risponde Vamvounis, sperando di evitare un pestaggio. Succede il contrario. «Il frocio lavora per Lifo, venite a vedere questo frocio». I neonazi lo prendono in disparte, lo insultano e gli tirano la barba. Uno gli sputa in faccia. Un altro gli tira un pugno nello stomaco.
I poliziotti assistono alla scena. Nessuno di loro batte ciglio. 
«Mi stanno picchiando, fate qualcosa!», grida Vamvounis. I camerati gli infilano in tasca una sigaretta accesa. Un agente lo prega di allontanarsi. Il giornalista si appresta a farlo, visto che la situazione sta prendendo una piega orribile. I camerati gli ringhiano dietro: «Vattene, lurido frocio, vai a succhiare qualche cazzo!» Vamvounis si gira per un attimo e vede correre un deputato di Alba Dorata. Non appena lo raggiunge, il deputato gli tira due pugni in faccia. Vamvounis stramazza a terra. L’onorevole inizia a riempirlo di calci. Il giornalista di Lifo continua vanamente a invocare un intervento della polizia: «Mi stanno menando, fate qualcosa!»
I poliziotti sono «esattamente a due passi di distanza». Ma nessuno di loro batte ciglio.
Il giornalista si rialza faticosamente. I camerati lo salutano così: «Piangi, fighetta, travestito, femminuccia». Vamvounis passa davanti a dozzine di poliziotti. Dice loro di essere stato picchiato all’ingresso del teatro. Nessuno dei poliziotti batte ciglio. Tranne uno, che gli schiocca un bacio sarcastico. Alla fine, lo spettacolo viene annullato. Come degna conclusione della serata, il deputato di Alba Dorata Christos Pappas va a prelevare uno dei fermati direttamente dentro una camionetta della polizia e lo trascina via. 
Anche in questo caso, nessun agente ha nulla da ridire.

Il regista Laertis Vasiliou ha descritto a Vice quei momenti: «Era come la Kristallnacht, hai presente? Come durante il Terzo Reich in Germania». E a Paul Mason della Bbc ha rivelato: «Quelli di Alba Dorata hanno chiamato mia madre. Le hanno detto: “consegneremo il corpo di tuo figlio in una scatola, a pezzetti”». 

La Bolzaneto Ateniese 

Se fuori dal teatro Chytirio la polizia è stata a guardare i militanti di Alba Dorata, in altre occasioni è intervenuta, ma per proteggerli. Lo scorso 30 settembre un nutrito gruppo di antifascisti organizza una manifestazione nei pressi di piazza Aghios Panteleimon, in risposta al raid compiuto dai neonazisti contro un centro comunitario di immigrati tanzanesi. Gli scontri iniziano quando la testa della parata motorizzata – circa 150 persone – incontra dei militanti neonazisti. In quel momento, come riporta il Guardian, «un gran numero di poliziotti spunta dalle strade limitrofe». Alcuni dimostranti vengono arrestati e portati al Direttorato Generale della Polizia dell’Attica (Dgpa), il quartier generale delle forze dell’ordine. Altri 25 manifestanti, che l’8 ottobre si presentano davanti all’edificio per protestare contro i fermi dei compagni, fanno la stessa fine. Quello che segue a questi arresti è degno di un torture porn serbo. Gli antifascisti raccontano al giornale inglese di essere stati seviziati in tutti i modi possibili: sputi, schiaffi, privazione del sonno con torce e laser puntati negli occhi, bruciature di sigarette, video ricattatori girati dai poliziotti con i cellulari. Gli arrestati sostengono di essere rimasti per 19 ore senza la possibilità di vedere un avvocato e, soprattutto, senza acqua. «Eravamo così assetati che abbiamo bevuto l’acqua dei cessi», dice una di loro. Un uomo, ferito alla testa e con un braccio rotto, dichiara di essere stato pestato fino al Dgpa e di aver ricevuto cure mediche solo il giorno dopo. Un secondo manifestante afferma che gli agenti lo hanno costretto ad allargare le gambe per colpirlo nei testicoli. «Mi hanno sputato addosso – continua il manifestante – e hanno detto che saremmo morti come i nostri nonni nella guerra civile». Una donna, appartenente al secondo gruppo di antifascisti, confida alla Bbc che i poliziotti l’hanno fatta spogliare di fronte a tutti. «L’Unità Delta [la polizia motorizzata, nda] è arrivata e ha parlato di Alba Dorata come se si trattasse dei loro fratelli. Poi hanno elogiato Hitler, dicendo che era meglio di Stalin». Infine, gli agenti l’avvertono su una circostanza: «Ricordatevi che ora siamo dei sostenitori di Alba Dorata». Un altro antifascista, anche lui del secondo gruppo, ha descritto al Guardian il trattamento riservato loro quella sera: Dovevamo oltrepassare un ufficiale che ci ha fatto spogliare nel corridoio, piegare e ispezionare il nostro deretano davanti a tutti. Con noi faceva quello che voleva. Ci schiaffeggiava, ci colpiva, ci diceva di non guardarlo e di non sedersi con le gambe incrociate. […] Tutto quello che potevamo fare era guardarci l’un l’altro con la coda dell’occhio per farci coraggio. L’ufficiale ci ha tenuto lì per più di due ore. Chiamava col cellulare e diceva: “Sono al lavoro e li sto fottendo, li sto fottendo per bene”. È stato un giorno uscito dal passato, il passato della junta dei Colonnelli. Stando a Charis Ladis, avvocato di uno dei detenuti, i maltrattamenti nei commissariati sono piuttosto rari. Ma questo caso indica che si è entrati in una nuova fase: «Finora la certezza era che se qualcuno fosse stato arrestato, anche violentemente, sarebbe stato al sicuro durante la detenzione». La giornalista Helena Smith, chiedendo conto di queste accuse al portavoce della polizia greca Christos Manouras, si è sentita rispondere così: «Nel Dgpa non c’è stato alcun utilizzo della forza da parte degli agenti. […] Non c’è dubbio che la polizia greca rispetti sempre i diritti umani e non usi la violenza»

Un altro antifascista, anche lui del secondo gruppo, ha descritto al Guardian il trattamento riservato loro quella sera: 
Dovevamo oltrepassare un ufficiale che ci ha fatto spogliare nel corridoio, piegare e ispezionare il nostro deretano davanti a tutti. Con noi faceva quello che voleva. Ci schiaffeggiava, ci colpiva, ci diceva di non guardarlo e di non sedersi con le gambe incrociate. […] Tutto quello che potevamo fare era guardarci l’un l’altro con la coda dell’occhio per farci coraggio. L’ufficiale ci ha tenuto lì per più di due ore. Chiamava col cellulare e diceva: “Sono al lavoro e li sto fottendo, li sto fottendo per bene”. È stato un giorno uscito dal passato, il passato della junta dei Colonnelli. 
Stando a Charis Ladis, avvocato di uno dei detenuti, i maltrattamenti nei commissariati sono piuttosto rari. Ma questo caso indica che si è entrati in una nuova fase: «Finora la certezza era che se qualcuno fosse stato arrestato, anche violentemente, sarebbe stato al sicuro durante la detenzione». La giornalista Helena Smith, chiedendo conto di queste accuse al portavoce della polizia greca Christos Manouras, si è sentita rispondere così: «Nel Dgpa non c’è stato alcun utilizzo della forza da parte degli agenti. […] Non c’è dubbio che la polizia greca rispetti sempre i diritti umani e non usi la violenza». 

«Un nuovo tipo di guerra civile» 

Nel suo nuovo libro, La bibbia nera di Alba Dorata, Dimitris Psaras sostiene che ci sia una sorta di «osmosi tra i sostenitori di Alba Dorata», ossia tra chi lavora in polizia, le guardie private e i buttafuori. «A volte la stessa persona può fornire tutti e tre i servizi. Di solito queste persone si incontrano nelle palestre e in specifici locali, di proprietà di chi condivide la loro stessa ideologia». Il risultato è sotto gli occhi di tutti (eccetto i media greci): polizia e Alba Dorata si stanno compenetrando a vicenda a un ritmo impressionante. Un anno fa, l’ex Ministro per la Protezione dei Cittadini Michalis Chrisochoidis disse in un’intervista di aver lanciato, nel 2009, una «purga» all’interno del corpo di polizia per liberarsi degli agenti apertamente collusi con il partito neonazista. «Non sto parlando di cose vecchie. Sto parlando di due anni fa. C’erano membri di Alba Dorata che aiutavano la polizia a svolgere il loro lavoro». A tre anni di distanza, è stato dimostrato che i neonazisti partecipano attivamente a operazioni di polizia (ad esempio nel contrastoall’immigrazione clandestina), e che la polizia addirittura appalta le sue funzioni al partito di Nikolaos Michaloliakos. Un’impiegata statale ha rivelato al Guardian che la madre, intenzionata a denunciare un reato commesso ai suoi danni da immigrati albanesi, è stata invitata a rivolgersi ai neonazisti. «Hanno subito detto che se c’è un problema con gli immigrati bisogna andare da Alba Dorata», ricorda l’impiegata. Un insegnante greco, sempre sotto anonimato, ha raccontato quello che è successo ad una sua amica, vittima di abusi domestici da parte del marito: «La polizia l’ha mandata al partito e in men che non si dica si è ritrovata a dare vestiti e cibo» in cambio di protezione. «Lei è liberale, certamente non razzista, ed è disgustata da quello che è costretta a fare».

Dai flussi elettorali dello scorso giugno è emersocome in certi seggi – quelli in cui ha votato anche la polizia – la percentuale di Alba Dorata sia arrivata anche al 23%. L’analista politico Paschos Mandravelis ha provato a mettere in prospettiva questi dati: «I greci non sono diventati degli estremisti da un giorno all’altro. Larga parte del supporto al partito arriva dalla polizia, principalmente da giovani reclute che sono apolitiche e non sanno nulla né di Hitler né di Stalin. Per loro, i militanti di Alba Dorata sono gli unici alleati quando ci sono gli scontri tra la polizia antisommossa e gli estremisti di sinistra». Il deputato neonazista Ilias Panagiotaros (proprietario di un negozio di articoli militari molto frequentato dagli agenti) si è spinto ancora più in là, quantificando il sostegno della polizia in un «50-60% del personale, forse anche di più. Il numero cresce ogni giorno». «Nell’acqua giovane i vuoti si ricolmano automaticamente – scriveva Vassilis Vassilikos nel capolavoro Z – le molecole di acqua, le cellule viventi, i riflessi immediati del cielo, si riformano presto come nel cervello degli adolescenti. Mentre bastava gettare un sasso nelle acque fangose […] perché dal buco si sprigionasse un odore peggiore di quello di una carogna». Oggi la Grecia è un susseguirsi di vuoti causati dalla disgregazione dei partiti tradizionali, piegati dal peso della propria corruzione. È uno specchio d’acqua fangoso, costantemente incrinato dai sassi lanciati dell’estremismo politico e bucato dai macigni di Alba Dorata. L’ultimo l’ha gettato Panagiotaros. «La società greca», ha detto il deputato a Paul Mason, è pronta a combattere «un nuovo tipo di guerra civile»: da una parte «ci saranno i nazionalisti come noi» e i greci che vogliono veder tornare il Paese all’antico splendore; dall’altra si schiereranno «i clandestini, gli anarchici e tutti quelli che hanno distrutto Atene svariate volte». E se Syriza, come sembra dai sondaggi, vincerà le prossime elezioni? Nessun problema. «Vinceremo quelle dopo – conclude Panagiotaros – Non è un sogno che entro uno, due o tre anni saremo il primo partito politico». 

Già, l’odore di carogna si è ormai fatto insopportabile. Comincia a sentirsi in tutta Europa.
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2 Responses to “GRECIA: prove tecniche di neonazismo”

  1. Luigi Valente Says:

    Bellissimo articolo, dai contenuti – ovviamente – tutt'altro che piacevoli. Fa rabbrividire. Purtroppo la fame e l'ignoranza alimentano l'odio, e dall'odio si passa alla violenza.

  2. Luigi Valente Says:

    Bellissimo articolo, dai contenuti – ovviamente – tutt'altro che piacevoli. Fa rabbrividire. Purtroppo la fame e l'ignoranza alimentano l'odio, e dall'odio si passa alla violenza.