…l’abominevole storia delle cavie umane in India.
…provate ad immaginare…
un giorno, malati, vi recate dal medico che dopo avervi visitato, vi prescrive un medicinale.
A questo punto vi domanderete, cosa c’è di strano in tutto questo?
Beh vista così non c’è proprio niente di anomalo, ma provate ad immaginare se il medicinale che vi ha appena prescritto fosse nuovo, cioè ancora in fase di sperimentazione, a questo punto sareste a tutti gli effetti cavie umane.
Sareste contenti di sapere che il vostro medico testa farmaci sperimentali su di voi a vostra insaputa?
Sapete quanto dura la sperimentazione di un farmaco?
Beh ve lo dico io, circa 10/15 anni e può arrivare a costare intorno ai 500 miliardi di dollari, questo seguendo e rispettando linee guida e leggi in vigore oggi sulle sperimentazioni.
Molte multinazionali farmaceutiche invece, delocalizzando, riescono a risparmiare e tagliare fino al 60% le spese e ricavare un mucchio di soldi vendendo sul mercato occidentale i nuovi farmaci.
Questo succede in paesi come l’India, che dal 2005 hanno “allentato” molto la legislazione sulle sperimentazioni, e di conseguenza sono diventati un vero e proprio “paradiso” per molti colossi farmaceutici.
Quindi dal 2005 ad oggi in India succede proprio come vi ho raccontato all’inizio, cioè alcuni medici “consigliano” ai loro pazienti dei medicinali, ovviamente senza dire loro che stanno partecipando ad una sperimentazione clinica.
Ad oggi l’industria della ricerca nel paese asiatico vale 189 milioni di sterline, 150.000 le persone che partecipano a circa 1.600 test clinici per conto di multinazionali come Pfizer, Merck e AstraZeneca.
Il quotidiano inglese “The Indipendent”, che ha indagato su questo fenomeno, ha pubblicato il numero delle vittime sottoposte a questi test, circa 1.730 persone hanno perso la vita durante e dopo le sperimentazioni.
Gli indiani quindi vengono sfruttati da queste società farmaceutiche, che usano poveri e analfabeti che non potrebbero mai permettersi queste medicine.
Chandra Gulhati è un medico in pensione che raccoglie dati su queste sperimentazioni, e racconta al quotidiano inglese storie raccapriccianti, come quelle di centinaia di ragazzine minorenni provienienti da aree tribali, alle quali alcuni medici avrebbero somministrato un vaccino contro il papilloma virus, il GARDASIL.
Sarita Kudumula, una di queste ragazze, aveva 13 anni ed è morta subito dopo uno di questi vaccini. Nessuno aveva chiesto alla famiglia un consenso. Altro esempio sono i sopravvisuti al disastro di Bhopal, usati come cavie in almeno 11 test senza un vero e proprio consenso informato.
In tutto questo le case farmaceutiche obbiettano dichiarando che hanno sempre seguito le regole, ma i fatti sono molto diversi e purtroppo questo terribile fenomeno sta drammaticamente dilagando anche in altri paesi asiatici come Cina, Indonesia e Thailandia.
Speriamo che dopo i dati forniti dall’ Indipendent e dalle indagini in corso si riesca a mettere fine allo sfruttamento di povera gente usata come cavie da laboratorio.