Non paghi le tasse? In Grecia finisci in galera, ma non vale per la casta.
domenica, Maggio 12th, 2013
Ma non è tutto. Perché il dilemma del sovraffollamento delle carceri non è solo italiano, bensì anche greco, con strutture fatiscenti e piene zeppe di detenuti per il 60% stranieri. Per questo il ministro della giustizia Rupakiotis avrebbe individuato dei siti alternativi, come le caserme militari, dove ospitare coloro che hanno debiti con lo Stato. E al contempo ha chiesto al suo parigrado albanese di poter trasferire i numerosissimi detenuti albanesi presenti nelle strutture elleniche direttamente nei penitenziari del paese delle Aquile. Un doppio corto circuito, istituzionale e ministeriale, che sta facendo imbufalire un Paese a un passo dalla crisi di nervi. Che i tre memorandum della troika ha messo in ginocchio, mentre la casta politica, dove abbondano indagati e parlamentari coinvolti in scandali di media ma anche di grossa taglia come il caso Siemens o la lista Lagarde, gode di una singolare immunità. Che vincola il giudizio di un tribunale sugli stessi ad una commissione parlamentare che ne autorizzi il processo, ma che deve esprimersi anche più di una volta in caso di nuove elezioni, così come accaduto lo scorso anno nel Paese. Con tempi che si allungano e prescrizioni che vanno in soccorso di deputati e ministri.

Tra l’altro molti sono i giudici greci che considerano la misura di detenzione proposta dall’esecutivo incostituzionale, come fatto in un sentenza dal sostituto procuratore di Salonicco, Vasilis Adampas, perché incide sugli articoli 2, 6 e 25 della Costituzione che si riferiscono la protezione della dignità umana. “Il legislatore ha introdotto una non convincente regolamentazione”, ha dichiarato. Le detenzioni per i reati finanziari oggi contano nel Paese 4500 individui, su un totale di circa 13.000. Provocando sdegno tra cittadini e commentatori, dal momento che a fronte di tale inasprimento non sono mancati i pubblici ministeri che negli ultimi anni hanno manifestato atteggiamenti di clemenza nei confronti di reati più gravi. Infatti l’Associazione dei procuratori greci ha scatenato un duro attacco contro il ministro Roupakiotis che ha parlato di “giudici attivisti”, sostenendo che tali espressioni infelici inducono in errore il pubblico e minano la fiducia per la giustizia, in quanto suggeriscono che le decisioni giudiziarie sono spesso il prodotto di un’arbitrarietà fuori dalla legge.
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