Archive for the ‘Controinformazione’ Category

Adozioni “gay”, il no dei cattolici: prove tecniche di disonestà intellettuale

lunedì, Gennaio 14th, 2013

Ancora polemiche sulla sentenza che affida un bambino alla mamma lesbica. I benpensanti stilano la patente di genitore incentrata sull’orientamento sessuale.

La sentenza della Cassazione che ha confermato l’affidamento esclusivo di un bambino alla madre, convivente con un’altra donna, ha iniziato come prevedibile a far discutere. Le prime reazioni sono arrivate dal mondo cattolico, che reclama come unico alveo familiare possibile per un minore quello formato da una donna (la madre) e un uomo (il padre). Le gerarchie cattoliche e la stampa a loro vicina incentrano la critica sul diritto del bambino alla bigenitorialità tacciando la sentenza della Suprema Corte di considerare “il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori della realtà naturale, biologica e psichica, umana”(Carlo Cardia su Avvenire del 12 gennaio) e di avallare “l’adozione dei bambini da parte degli omosessuali” che “porta il bambino a essere una sorta di merce” (arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Dicastero vaticano per la famiglia). Non sono mancate, sulla stampa tutta, interviste a psicoanalisti e psicologi dell’età evolutiva tra i quali vige una variegata gamma di approcci proprio perché, come indica correttamente la sentenza, “si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino”.Intanto è da rilevare, per smontare la crescente strumentalizzazione del caso, che la sentenza non parla di adozione gay né di omogenitorialità: il bambino in questione ha un padre col quale continuerà a vedersi con cadenza quindicinale, ma è stato affidato alla madre che convive con la sua compagna. D’altronde alle esagerazioni siamo abituati da tempo: l’aborto e l’eutanasia, per il mondo cattolico, sono omicidi, le coppie gay un attentato alla famiglia tradizionale e ora affidare un bambino a una madre lesbica significa consentire le adozioni omosessuali.
Detto ciò, viene spontaneo osservare che la tutela del minore e del suo diritto a crescere in un ambiente sano venga affrontata solo quando passa dalle aule di un tribunale. E allora ognuno crede di poter dire cosa è giusto o sbagliato, pontificando su questioni “morali” che con la legge nulla hanno a che vedere. Un problema di diritto, cioè, si trasforma in un referendum etico.
Se la domanda “è giusto che un bambino venga affidato alla madre se questa convive con un’altra donna?” è lecita, allora lo sono tante altre. E tutte riguardano la salute psicologica del bambino. Vuol dire che la legge dovrebbe intervenire in tutti quei casi in cui si teme una “manipolazione”, per dirla con Avvenire, del minore o un impatto negativo sulla sua crescita. Eppure, per le famiglie “normali”, cioè formate da un uomo, una donna e relativa prole, nessuno si preoccupa dell’educazione dei figli. Non se ne preoccupano i tribunali, non se ne preoccupa l’opinione pubblica. Ma all’interno di queste famiglie esistono anche genitori litigiosi, assenti, violenti, anaffettivi o irresponsabili, genitori che riversano aspettative o malesseri sui figli, genitori che li usano come arma di ricatto nei confronti del coniuge (o ex); persone, in altri termini, inadeguate al loro ruolo che producono danni indelebili nella progenie. La sacralità dell’alveo in cui si muovono, però, li esime da ogni forma di giudizio.Sindacare su cosa sia giusto e cosa sbagliato per la crescita di un bambino porta a discorsi pericolosi. Ammettendo per un attimo che i parametri di valutazione siano univoci, se esistono situazioni “buone” e “cattive” in cui allevare un figlio allora esistono anche genitori capaci e incapaci. E ancor prima, persone adeguate ad avere figli e persone che non lo sono. E questo indipendentemente dalla formalizzazione familiare (matrimonio, convivenza omo o etero, separazione). Chi strumentalizza la sentenza della Cassazione dovrebbe, per logica, proporre un esame per diventare genitore, una specie di patente, magari da rinnovare ogni anno, che attesti l’idoneità dell’individuo ad assumersi l’onere intellettivo, emotivo, psicologico ed economico della crescita di un figlio. Chi non superasse l’esame non potrebbe mettere al mondo figli e, se ce li ha già, dovrebbero essergli tolti per affidarli a genitori più degni. Questo, per assurdo, è lo scenario che si prospetta se si attribuisce alla sentenza un valore morale.
Ma c’è di più. La fecondazione eterologa, vietata in Italia dalla legge 40 ma possibile in tutti i paesi più evoluti del nostro, consente a ogni donna single o lesbica che lo desideri – e possa permettersi il viaggio – di diventare madre. E nel secondo caso magari assieme alla sua compagna. Cosa propongono su questo i difensori dei diritti dell’infanzia? Un intervento legislativo? La sterilizzazione obbligatoria delle donne non regolarmente coniugate?
La riproduzione è un diritto dell’individuo, che sia eterosessuale, omosessuale, intelligente, stupido, grasso o magro. Che sia all’altezza del mestiere più difficile del mondo, quello di genitore, o non lo sia. Entrare di violenza, e per legge, in un ambito così delicato e soggettivo porterebbe ad aberrazioni vicine a quell’eugenetica contro la quale si urla, quasi sempre a sproposito, nel mondo cattolico.
Se nulla si può fare per quei disagi latenti e mai denunciati che subiscono molti figli a causa di genitori inadatti seppur eterosessuali, molto, invece, è possibile per agevolare minori che, integralisti nostrani nolenti o volenti, hanno due genitori dello stesso sesso o vivono in famiglie omoparentali. Perché il problema è solo culturale e la discriminazione che ne consegue non è “naturale”, bensì generata da chi la brandisce come arma per salvaguardare valori ormai obsoleti in una società che cambia.
Ecco perché la sentenza della Cassazione, in questo senso, è importante. Non entra nel merito del tipo di affettività dei genitori ma si limita a giudicarli per quello che sono nel contesto: una madre e un padre che si contendono un figlio. Al quale bisogna dare, come in tutte le separazioni, il massimo della tutela giuridicamente possibile.
FONTE: Articolo tratto da Informare per Resistere scritto da: Cecilia M. Calamani.

Sul corpo di Cucchi “c’è sangue dappertutto”.

lunedì, Dicembre 10th, 2012
Sul corpo di Cucchi “c’è sangue dappertutto”
Ilaria Cucchi
Le parole scritte nero su bianco dalla sorella Ilaria: “Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio”
 
Dopo una breve pausa, passata in giro per l’europa, oggi ritorno.
In realtà, avrei voluto intervenire con i miei articoli tantissime altre volte, ma ho deciso di ripartire da qui.
In primo luogo perchè del caso Cucchi mi sono occupato tante altre volte, e in secondo luogo perchè FORSE, finalmente si scorge un piccolo bagliore in fondo al tunnel della giustizia, che in Italia, sembra essere infinito.
 
Riporto di seguito l’articolo della sorella di Stefano Cucchi, pubblicato su Huffington Post Italia:
 
Milano. Sant’Ambrogio.
La città è deserta per la festa del patrono. Io e mio padre siamo qui in piedi all’Istituto di medicina legale mentre professori consulenti e periti osservano al microscopio il corpo di mio fratello.

E’ la riunione dove si esaminano i prelievi effettuati sulla colonna vertebrale di Stefano. L’ultima prima della perizia che verrà consegnata il prossimo 12 dicembre, in vista dell’udienza in Corte di Assise nell’aula bunker di Rebibbia che sarà celebrata il prossimo 19 dicembre. L’atmosfera è tesa.

Vedo le espressioni soddisfatte dei miei consulenti e percepisco l’imbarazzo di altri.

Stefano Cucchi
“C’è sangue dappertutto”, dicono i miei consulenti, alcuni annuiscono, altri tacciono.

Le ossa della colonna vertebrale di mio fratello sono piene di sangue, il quale invade anche il canale midollare. Ora non si potrà più negare che abbia subito un feroce pestaggio. l3, l5, s4 sono sigle che vogliono dire fratture, che vogliono dire dolore, che vogliono dire sofferenza, che vogliono dire morte.

Io lo vedo mio fratello in quelle condizioni, e osservo mio padre di fianco a me col cappotto, con le mani in tasca e lo sguardo basso perso nel vuoto.

Uno dei miei consulenti polemicamente si rivolge a qualcuno e dice: “l5 non è una frattura da bara, vero professore?”. “Non è una frattura da bara, vero professore?”, ripete più volte. Il professore è in imbarazzo, ha lo sguardo basso e ammette : “E’ vero, non lo è”.

Ora, se si vuol dare la colpa soltanto ai medici per quanto è successo al Pertini, sostenendo che le botte non c’entrano, bisogna affermare che se Stefano si fosse ricoverato per sbaglio il 17 ottobre stendendosi da solo su quel letto, sarebbe morto comunque e nello stesso modo.

Oppure occorre sostenere che un malato defedato, in pessime condizioni di salute, puó essere indifferente a traumi e fratture alla colonna vertebrale che gli vengano procurati prima della sua morte.

Siamo qui io e mio padre e il pensiero è unico. Quanta fatica ci chiede lo Stato per dover dimostrare ciò che è ovvio per tutti.

Giappone: usciremo dal nucleare entro il 2030

domenica, Settembre 16th, 2012
Fukushima: esplosione della centrale

Il Giappone si appresta a chiudere i suoi reattori nucleari nell’arco di circa 30 anni, optando per un forte cambiamento strategico dopo il disastro della crisi atomica di Fukushima del 2011. Lo prevedono le nuove linee energetiche nazionali approvate oggi dal governo presieduto dal premier Yoshohiko Noda.

Il Giappone, terzo Paese al mondo con il maggior numero di reattori (50, senza i quattro distrutti della centrale colpita dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011) si aggiunge – pur se c’è ancora un lungo percorso a ostacoli da completare – alla lista di Stati che hanno optato per scelte drastiche, come la Germania, che ha deciso di spegnere le sue 17 unità entro il 2022, e la Svizzera, che si propone di eliminare i 5 reattori entro il 2034.
Nucleare, il Giappone annuncia l’uscita entro il 2030. “Nuovo inizio”

Il premier Yoshohiko Noda ha annunciato le nuove linee energetiche nazionali approvate dal governo che contengono un forte cambiamento strategico dopo il disastro della crisi atomica di Fukushima del 2011. Intanto il presidente francese Hollande ha fatto sapere che chiuderà la centrale di Fessenheim

“Il governo attuerà tutte le misure possibili per portare la produzione nucleare a zero negli anni 2030”, secondo il documento sugli sviluppi del piano energetico nazionale messo a punto dopo la peggiore crisi nucleare da Cernobyl del 1986. A tal proposito, ci sono tre principi da seguire: nessun nuovo reattore da costruire, decommissionamento di quelli con più di 40 anni di vita, riavvio delle unità che hanno superato i giudizi sulla sicurezza da parte dell’Authority di settore.

Prima della crisi di Fukushima, il Giappone genera il 30% del proprio fabbisogno elettrico dal nucleare, con l’obiettivo di superare il 50% entro il 2030. La percezione popolare diffusa, dopo la crisi, è decisamente cambiata verso il nucleare, tanto che il movimento anti-atomo è in netta crescita a livello nazionale.

Partecipando mercoledì a un dibattito sulle elezioni per la nuova leadership del partito Democratico, Noda ha riconosciuto, in merito a una domanda sul futuro del nucleare, che “la gente si sta muovendo verso l’abbandono non solo sotto il profilo emotivo, ma anche sotto quello pratico”, accettando un migliore uso dell’elettricità e preparandosi a bollette più care.

Intanto il presidente francese Francois Hollande ha annunciato la chiusura della centrale nucleare di Fessenheim, al confine con la Germania, nel 2016. “La centrale di Fessenheim la più vecchia del nostro parco, sarà chiusa alla fine del 2016 in condizioni che garantiranno la sicurezza dei rifornimenti di questa regione, la riconversione del sito e la conservazione di tutti i posti di lavoro”, ha detto Hollande durante una conferenza sull’ambiente. La centrale di Fessenheim, in Alsazia, è entrata in funzione nel 1978.

FONTE: Il Fatto Quotidiano

Censura sul web, aumentano le richieste a Google

martedì, Giugno 19th, 2012
Nel secondo semestre del 2011, il motore di ricerca ha ricevuto 1.007 domande. Anche dai governi occidentali.

Fin ora il primato delle richieste di censura sul web riguardava la Cina, che continua a promuovere leggi sul controllo della Rete. Ma un nuovo allarme viene lanciato da Google, che denuncia migliaia di richieste derivanti da molti governi occidenatali. Il fenomeno, dice Cupertino riguarda spesso “democrazie occidentali non tipicamente associate con la censura”.

Nel rapporto del secondo semestre del 2011, il motore di ricerca più celebre del mondo dice di aver ricevuto ben 1.007 richieste riguardanti YouTube e lo stesso Google, che ha soddisfatto in totale il 54% delle deomande, dalle quali sono escluse Cina e Iran. Proprio il Paese della grande muraglia poche settimane fa aveva annunciato un nuovo giro di vite per gli utenti della Rete.

La misura riguardava l’anonimato sul web, che il governo di Pechino ha formalmente vietato, costringendo le aziende a registrare ogni internauta con i propri veri dati ananagrafici, forzandole a rassicurare le autorità il rispetto della norma, che si chiama “tenuta in una bozza di aggiornamento di un documento governativo chiamato “Metodi per la governance del sistema informativo Internet”. Il provvedimento è stato anche esteso a forum e blog.

FONTE: Globalist.it

H.A.A.R.P.

mercoledì, Giugno 13th, 2012
Estratto dalla RELAZIONE sull’ambiente, la sicurezza e la politica estera Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa dell’ Unione Europea 14 gennaio 1999, A4-0005/99.

Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione “Sicurezza e disarmo” del Parlamento europeo tenne un’audizione in cui si parlò anche di HAARP. Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato nessuno all’udizione e non abbiano approfittato dell’occasione per commentare il materiale presentato(24)

H.A.A.R.P.

HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall’aeronautica e dalla marina militare americane e dall’istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell’ex Unione Sovietica(25). HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera(26). L’enegia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell’atmosferasi diventa in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.

Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un’altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con un’apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.

A partire dagli anni ’50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen(27) per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un’ltezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord.
Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.

Un’ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.

A causa delle sue notevoli ripercussioni sull’ambiente, HAARP è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto quasi totalmente sconosciuto all’opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest’ultima in proposito.

HAARP è il proseguimento di cinquant’anni di ricerca spaziale intensiva di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle “guerre stellari” per il controllo delle fasce più alte dell’atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per l’ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di HAARP. La cultura della segretezza nell’ambito della ricerca militare dev’essere combattuta. E’ necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare.

Tutta una serie di atti normativi internazionali (“Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente”, “The Antarctic Treaty”, “Trattato recante princìpi per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti” e la Convenzione dell’ONU sulle leggi del mare) fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico. Il trattato sull’Antartide prevede che l’Antartide possa essere utilizzata unicamente a scopi pacifici(28). Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l’ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.
Per il Bene Comune

(24) Il presente paragrafo si basa sulle informazioni emerse nel corso dell’audizione.
(25) Dr. Nick Begich, oratore all’audizione.
(26) Nella ionosfera si trovano enormi campi magnetici protettivi denominati fasce di Van Allen, i quali intercettano particelle cariche (protoni, elettroni e particelle alfa).
(27) Nel 1958 la U.S. Navy fece esplodere tre bombe dotate di materiale nucleare fissile a un’altezza di 480 km sopra l’Atlantico meridionale. Test concepito dal Ministero della difesa degli Stati Uniti e dalla Commissione per l’energia atomica con il nome in codice “Progetto Argus”. Fonte: dr. Rosalie Bertell.

Europei 2012? No, grazie.

venerdì, Giugno 8th, 2012

boicotta EURO_2012

Finchè non li avranno uccisi tutti non si fermeranno.

Parlo dei cani e gatti ucraini che stanno subendo una vera e propria mattanza per “ripulire” il Paese in vista degli Europei di calcio 2012; l’Ucraina per dare una buona immagine di se ha deciso di eliminare i randagi.

L’Ucraina come la Germania di Hitler

L’Ucraina ha pensato bene, visto che sarà sotto i riflettori delle tv di tutta Europa poichè accoglie un rilevante evento sportivo, che il randagismo non sarebbe stato un bel biglietto da visita, così le autorità hanno dato ordine di “eliminare il problema” e fare pulizia.Come Hitler nella Germania nazista l’Ucraina ha messo in atto una vera e propria “soluzione finale”: sterminare tutti i randagi, che non sono poche decine, ma migliaia e migliaia, in tutti i modi possibili e il più in fretta possibile.Invece di pensare ad una soluzione che risolvesse il problema alla radice, magari creando dei ricoveri per randagi, si è deciso di percorrere la strada più facile e meno costosa: spietati killer assoldati dall’autorità Ucraina uccidono cani, gatti, piccioni con bastonate, massacrandoli, sparando loro, avvelenandoli; una volta morti i poveri animali vengono gettati nei cassonetti della spazzatura, sottolineando il valore che queste bestie immonde, che compiono tali massacri, danno alla vita.Sono state proposte, da numerose associazioni animaliste, soluzioni alternative all’uccisione degli animali, come ad esempio la sterilizzazione di massa; nonostante le proteste, nonostante le manifestazioni contrarie, nonostante si sia fatto tutto il possibili le uccisioni continuano nelle principali città dell’Ucraina, Kiev in testa.

Europei 2012

Anche se non è stato il mandante o l’esecutore di tali crimini, il calcio si è sporcato di sangue rendendosi complice di tali atrocità: l’UEFA sapeva cosa stava accadendo ma non è intervenuta a fermare il massacro.Molti si sono chiesti con quale  criteri vengano scelte le nazioni  che ospitano gli eventi sportivi, sostenendo che sicuramente un Paese incivile, violento e criminale come l’Ucraina non meriti di essere teatro di nessun evento sportivo; se l’UEFA permette che ciò accada molte persone boicotteranno l’evento.Non si può in nome di un gioco uccidere 30 mila vite innocenti,  non si può sporcare di sangue un pallone che guarderanno anche i bambini e far finta di niente; io non ci sto, e mi unisco al coro delle proteste.

Le testimonianze

La vicenda, che inizialmente non era trapela fuori dei confini ucraini, è balzata alle cronache mondiali grazie ad un fotografo italiano, attivista animalista, che risiede a Kiev da due anni, Andrea Cisternino, che con il suo obiettivo ha documentato quello che stava accadendo.“I randagi vengono sterminati soprattutto di notte, quando nessuno vede e nessuno può intervenire in difesa di quei poveri animali. Che vengono uccisi in modi orribili: quando va bene con un colpo di fucile alla testa, che li fa morire sul colpo. Ma più spesso la morte arriva fra atroci sofferenze, dopo avere ingerito carne avvelenata con topicida e arsenico o, come è accaduto in un caso accertato, per asfissia, dopo essere stati interrati ancora vivi, appena narcotizzati, in una fossa nel terreno, poi ricoperta di cemento”.Si è arrivati addirittura a dare alle fiamme un rifugio in cui i volontari  ricoveravano i randagi “Le autorità ufficialmente negano un loro coinvolgimento e parlano di politiche di contenimento mediante ricoveri in rifugi e sterilizzazioni. Ma gli stanziamenti annunciati per le campagne di controllo delle nascite e per la costruzione dei canili non sono mai arrivati alle associazioni che si occupano degli animali di strada. Oppure sono arrivati in forma assolutamente insufficiente” racconta Andrea Cisternino.La giustificazione, assurda a mio avviso, del Governo Ucraino, è che i randagi disturberebbero i turisti che Euro2012 porteranno.Il fotoreporter racconta che l’uccisione dei randagi va avanti da oltre 20 anni in Ucraina, ma che il fenomeno si è accentuato nel 2010, con l’avvicinarsi degli Europei “A Kiev risultavano 12 mila randagi per le strade. Ora non se ne vedono praticamente più. E la stessa cosa è avvenuta a Leopoli, un’altra delle città dove si giocheranno le partite”.Ed infatti è proprio nelle città di  Kiev,  Leopoli,  Donetsk,  Dniproptrovsk, tutte città che ospiteranno partite degli Europei che si è consumato il massacro.

Boicottaggio degli Europei 2012

La campagna web di boicottaggio di Euro2012 è iniziata già da diversi mesi, una campagna di accusa contro L’UEFA che è rimasta in silenzio di fronte al massacro per il business che ormai il calcio comporta.Ed è proprio nei Paesi dove la sensibilizzazione nei confronti del calcio è maggiore che dovrebbe esserci una maggior protesta, Italia in primis, che di calcio si nutre.Il calcio, un mero sport affaristico, inquinato da scandali e affari sporchi, ora è stato sporcato anche di sangue dalla bestialità umana.Il Governo di una Nazione che ospita il secondo evento di calcio più importante al mondo, non può contravvenire al principio più importante dello sport: la vita.In questo modo, vigliaccamente, snatura lo sport stesso da quello che dovrebbe essere.Il pallone insanguinato rotolerà sull’erba degli stadi, non sarà fermato, di questo ne abbiamo certezza tutti; ma nessuno obbliga i tifosi a guardare quei campi da calcio che invece che di erba son coperti da rosso sangue.Se si deve giocare, visto che Euro2012 inizia domani sera, che almeno le squadre indossino al braccio una fascia nera in segno di lutto per rispetto a tutte le vittime che questo evento sportivo ha provocato.

FONTE: Investire Oggi News

Sisma in Emilia: aziende fanno firmare liberatorie in caso di crolli.

giovedì, Giugno 7th, 2012

“Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività, libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile”.
E’ il testo di una lettera che i dipendenti di Forme Physique Srl, azienda del settore moda-abbigliamento di Carpi, si sono visti recapitare il 4 giugno, a pochi giorni dal terremoto che ha provocato danni a molte imprese della Bassa modenese.
Secondo Cgil Emilia-Romagna questo è solo uno dei casi che vengono segnalati in queste ore, dopo l’ordinanza firmata dal capo della protezione civile del 2 giugno che attribuisce al titolare di un’impresa, in quanto responsabile della sicurezza, l’obbligo di acquisire la certificazione di agibilità sismica dei capannoni. “Il dramma nel dramma, stiamo ricevendo segnalazioni su alcune aziende che cercano di bypassare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile, facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali sulla responsabilità civile e penale nel caso di danni provocati dal terremoto – ha spiegato Antonio Mattioli di Cgil Emilia-Romagna – Non ci sono aggettivi per giudicare un atteggiamento del genere se non quelli della irresponsabilità e dell’indecenza”.
Si contano ormai 638 scosse dall’inizio della sequenza sismica che dal 20 maggio scorso sta percorrendo la regione, delle quali 13 di magnitudo pari o superiore a 4. L’ultima, domenica 3 giugno alle 21:21. Nell’insieme, sono 24 le persone che hanno perso la vita e oltre 350 i feriti; quasi un milione gli abitanti coinvolti nei comuni prossimi all’epicentro, oltre 77.000 le imprese industriali e artigianali, a cui si aggiungono 14.000 imprese agricole.A fare il bilancio è Paola Gazzolo, assessore regionale alla Sicurezza territoriale, protezione civile, Difesa del suolo e della costa, che oggi ha fatto all’assemblea legislativa un aggiornamento sulla situazione nei territori investiti dalle scosse di terremoto, dopo la prima comunicazione effettuata dal presidente della giunta, Vasco Errani, nella seduta del 23 maggio. Sono almeno 4.500 persone, un terzo dei quali volontari, e 1.150 vigili del fuoco impegnate nei soccorsi ai terremotati. Ci sono 15.574 posti letto disponibili, di cui 12.180 occupati (9.265 nei campi di accoglienza, poco più di duemila in strutture coperte, altri negli alberghi dopo la convenzione stipulata fra Regione e associazioni di categoria). Le scosse telluriche hanno provocato danni considerevoli alle strutture sanitarie: sono stati evacuati gli ospedali di Mirandola, Carpi, Finale Emilia, Bondeno e numerose residenze per anziani. Quasi 270 le scuole totalmente o parzialmente inagibili (le verifiche sono tuttora in corso).
“Ora – ha spiegato Gazzolo – il nostro primo obiettivo è censire con chiarezza l’entità dei danni su tutto il patrimonio edilizio, pubblico e privato, sugli stabilimenti produttivi, sulle scuole, sul patrimonio culturale e artistico. Per poter definire da un lato chi può e chi non può rientrare, e dall’altro per strutturare tutta la strategia successiva per la ricostruzione e il ritorno alla normalità. Vogliamo farlo nel rispetto di alcuni principi che per questa regione sono fondamentali: sicurezza, legalità, trasparenza, efficienza e rapidità. Ma, anche, con un pieno e reale coinvolgimento degli enti locali grazie a una governance adeguata, che sarà garantita dalla costituzione di uno specifico comitato istituzionale nel quale troveranno rappresentanza tutti i comuni e le province coinvolti dal sisma”.

FIAT. L’art.19 investe la Corte Costituzionale.

martedì, Giugno 5th, 2012

L’esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat arriva in Corte Costituzionale. Era nell’aria, visto che diversi tribunali avevano emesso sentenze opposte tra loro. Ma ora il giudice Carla Ponterio, del tribunale del lavoro di Modena, ha sollevato l’eccezione di costituzionalità nei confronti dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, modificato con referendum nel ’95, che riconosce il diritto di rappresentanza e attività sindacale sul posto di lavoro ai sindacati firmatari di contratto. È il punto su cui ha fatto leva la Fiat per stipulare un “contratto aziendale” ricalcato integralmente sul “modello Pomigliano”, uscendo anche da Confindustria per non esser costretta a rispettare il contratto nazionale dei metalmeccanici. La Fiom non firma, la Fiom è fuori. E ha fatto ricorso in ogni tribunale territoriale in cui sia presente uno stabilimento del gruppo.
La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su un quesito giuridicamente molto intrigante. Il giudice di Modena, infatti, riconosce che la ratio dell’art. 19 è chiaramente quella di favorire i “sindacati maggiormente rappresentivi”; tanto è vero che i numerosi ricorsi dei sindacati di base erano stati bocciati dalla Corte. Ma proprio questo è il punto: venti anni fa la “maggiore rappresentatività” poteva essere individuata nell’atto di firmare un contratto perché non esistevano allora “contratti separati”; ma solo firmati congiuntamente da Cgil, Cisl e Uil. Oggi, nel caso della Fiom Cgil, avviene il contrario: il sindacato maggiormente rappresentativo, dopo aver regolarmente partecipato ai tavoli di trattativa, decide liberamente di non firmare un accordo considerato dannoso. Ma questo non può tradursi in una “diminuzione” della sua capacità di rappresentare i lavoratori. Nemmeno la Fiat, infatti, contesta alla Fiom di essere molto rappresentativa.
In altre parole, la “stipula del contratto collettivo applicato nell’unità produttiva” non può più essere il “prisma esclusivo” per individuare la “maggiore rappresentività”; l’art. 19, oggi, assume dunque “un significato incompatibile con il dato costituzionale”. Ovvero con la libertà sindacale. “Nell’attuale condizione di rottura dell’unità sindacale – dice la sentenza – il criterio selettivo di cui all’art. 19, imperniato sul dato formale della sottoscrizione del contratto e sganciato da qualsiasi raccordo con la misura del consenso dei rappresentati, mostra tutti i suoi limiti di ragionevolezza e miopia”. Non c’è mai stata in Italia una legge che regoli la “rappresentanza sindacale”, anche per scelta miope della stessa Cgil. Questa vicenda mostra che è assolutamente urgente. pena l’esplosione delle relazioni industriali.

FONTE: il Manifesto

Why London’s Police Just Set a Horrifying Precedent on Mobile Privacy.

martedì, Giugno 5th, 2012

London’s Metropolitan Police recently started using machines that allow law enforcement to tap into any mobile device and download call registers, photographs, videos, SMS, email and even social networking data in under 20 minutes. Even more shocking, the information they collect will remain in the police’s possession long after the suspect is released, even if no charges are filed.

A machine of this sort sounds like something that would have been found in the dank depths of some palace in Tripoli after the downfall of Gaddafi, not in a British police station.

The Explosive Growth of Our Personal Data

The amount of data many of us are carrying around in our pockets every day is incredible – and growing. Even the most basic feature phones contain information about who we know, who we call and what we’re texting to each other. For smartphone owners, the trove of data is exponentially more massive.

“The problem is that allowing the police to peruse all this data based on nothing more than their belief whether a phone was used for criminal activity provides no safeguards or limitations,” says Hanni Fakhoury, an attorney at the Electronic Frontier Foundation. “It’s overkill for the police to search an entire phone on nothing more than a suspicion that the suspect used a phone to find out where an accomplice was waiting for him.”

The notion that people have a right to not have their belongings searched without a very good reason is considered so critical in democratic societies that the U.S. legal system won’t even accept evidence if it was obtained in violation of this principle. The exclusionary rule, as it’s called, has resulted in otherwise legitimate murder convictions being thrown out. That’s how important this idea is.

Legitimate Goals, Troubling Implications
Surely, one might argue, this technology will only be used in legitimate criminal inquiries, where it undoubtedly may yield important information that can help solve cases. That’s how both the product and the policy are being marketed to the public. And while there’s some merit to that argument, it does little to assuage the concerns raised by the practice.

The contents of a murder suspect’s smartphone may very well reveal details that could help secure a much-deserved conviction, but this isn’t just for alleged killers. It’s for everyone. That’s troubling enough for everyday arrestees who happen to be innocent. It’s even more disturbing for political activists.

What isn’t clear is when and how this tactic would be used. What if somebody is arrested for, let’s say, blocking traffic? That’s one of the charges that was brought against Occupy Wall Street protestors who marched across the Brooklyn Bridge last October. The government later subpoenaed Twitter for data about some of those protestors, a request that ultimately turned out to be fruitless.

Putting aside the issue of whether this would withstand constitutional scrutiny in the U.S., imagine if the New York Police Department had deployed machines like the kind that will soon be used in London. Suddenly, we’d have a situation in which the government has access to a mountain of personal data about political activists and dissidents, the vast majority of which would have no relevance to whatever charges may be brought against them.

A similar scenario could unfold in London soon as well. This summer, the city will host the 2012 Summer Olympics, an event which has traditionally invited political demonstrations by a variety of groups.

“With the Olympics coming to London, it wouldn’t surprise us to see the police use this broad authority to detain protesters for the sole purpose of examining a phone and learning more about other political protests and activities,” says Fakhoury, “and ultimately chilling free speech.”

FONTE: http://www.readwriteweb.com

Salviamo i cani di Green Hill: 30 giugno 2012 Corteo Nazionale a Montichiari.

sabato, Giugno 2nd, 2012
Il luogo è ancora da definire, ma sabato 30 giugno 2012 si terrà a Montichiari intorno alle 15.30 una manifestazione nazionale per la chiusura di Green Hill, contro la vivisezione, lo specismo e la liberazione animale. Cerchiamo, anche con la condivisone di questo articolo, di chiamare a manifestare tanta più gente possibile, per dare voce a chi voce non ha. GRAZIE!

– Matteo Naldi –

Raccogliamo la voce di tutte quelle persone che hanno espresso la loro contrarietà alla vivisezione e che vorrebbero la chiusura del lager Green Hill, di tutte quelle persone che da anni lottano per la liberazione animale e di coloro che, grazie a questa campagna, sono venuti a conoscenza dei segreti insanguinati delle lobby della vivisezione. Moltissimi in Italia hanno preso coscienza di questo aspetto dello sfruttamento animale, per anni tenuto nascosto nel buio dei laboratori e nel gelo delle gabbie degli allevamenti.

Abbiamo creato un percorso, una lotta, con contenuti chiari: vogliamo la chiusura di Green Hill e vogliamo la fine della vivisezione. Ma non ci fermiamo qui. Vogliamo incrinare il muro dello specismo, farlo crollare, dando voce a chi ancora oggi è prigioniero e vittima della cupidigia umana, che alleva, rinchiude, sfrutta e uccide animali in base alla soddisfazione di quelli che sono i suoi capricci. All’inizio di questa campagna, nata nell’aprile 2010, volevamo fermare Green Hill, bloccare l’ampliamento delle sue strutture. Ma la voglia di
cambiamento che ha portato sempre più individui ad avvicinarsi a questa lotta non si è fermata con questo primo risultato: come un onda in piena a più battute la voce di milioni di persone si è fatta sentire, gridando con forza contro Green Hill, gridando per la libertà di quei cani detenuti a Montichiari, così come di tutti gli altri animali rinchiusi dietro le sbarre di metallo degli allevamenti e dei laboratori. Un onda che si nutre della voglia di libertà per tutti, umani e non umani, e che questa libertà è riuscita a donarla, con un meraviglioso gesto, ad alcuni dei 2700 prigionieri del lager Green Hill.

Nel frattempo anche le istituzioni hanno dovuto fare i conti con la voce del popolo, con quel grido che sorge dal basso, che vuole e pretende giustizia. In Senato si sta lavorando ad un emendamento, in recepimento di una direttiva europea, che potrebbe finalmente chiudere Green Hill e portare un pur piccolo ma sostanziale cambiamento in materia di vivisezione, un cambiamento che ci auspichiamo sia l’apripista per quello che è il nostro obiettivo ultimo: la liberazione animale.

Ci auguriamo di essere alle ultime battute: la commissione sta terminando i suoi lavori e presto sapremo se la voce della stragrande maggioranza dei cittadini sia stata ascoltata: sapremo se Green Hill dovrà chiudere i battenti e se le lobby della vivisezione subiranno una grande, importante sconfitta, oppure se gli interessi che da sempre muovono queste persone hanno ancora una volta avuto la meglio su quella che è l’espressione popolare.
Ancora una volta vi chiamiamo ad esprimere a gran voce la vostra opposizione alla vivisezione e la volontà di vedere i lager come Green Hill chiusi.

SABATO 30 GIUGNO
CORTEO NAZIONALE CONTRO GREEN HILL E LA VIVISEZIONE
MONTICHIARI (BRESCIA)
Ritrovo ore 15.30 – Luogo da confermare

PULLMAN: per permettere il coordinamento dell’organizzazione degli spostamenti e della mobilitazione abbiamo creato questa casella email: montichiari30giugno@gmail.com

Quando verranno organizzati pullman saranno pubblicati sul sito e sulla nostra pagina facebook e mandati in newsletter. Chi vuole aiutarci in tal senso ci contatti a: montichiari30giugno@gmail.com.

– Presto metteremo anche a disposizione del materiale da scaricare e stampare che potrete diffondere per aiutarci nella promozione di questo importante evento.

PAGINA SITO:
http://www.fermaregreenhill.net/wp/corteo-nazionale-a-montichiari

PAGINA FACEBOOK:
http://www.facebook.com/controgreenhill