Europei 2012? No, grazie.

Giugno 8th, 2012 by hacksolo404

boicotta EURO_2012

Finchè non li avranno uccisi tutti non si fermeranno.

Parlo dei cani e gatti ucraini che stanno subendo una vera e propria mattanza per “ripulire” il Paese in vista degli Europei di calcio 2012; l’Ucraina per dare una buona immagine di se ha deciso di eliminare i randagi.

L’Ucraina come la Germania di Hitler

L’Ucraina ha pensato bene, visto che sarà sotto i riflettori delle tv di tutta Europa poichè accoglie un rilevante evento sportivo, che il randagismo non sarebbe stato un bel biglietto da visita, così le autorità hanno dato ordine di “eliminare il problema” e fare pulizia.Come Hitler nella Germania nazista l’Ucraina ha messo in atto una vera e propria “soluzione finale”: sterminare tutti i randagi, che non sono poche decine, ma migliaia e migliaia, in tutti i modi possibili e il più in fretta possibile.Invece di pensare ad una soluzione che risolvesse il problema alla radice, magari creando dei ricoveri per randagi, si è deciso di percorrere la strada più facile e meno costosa: spietati killer assoldati dall’autorità Ucraina uccidono cani, gatti, piccioni con bastonate, massacrandoli, sparando loro, avvelenandoli; una volta morti i poveri animali vengono gettati nei cassonetti della spazzatura, sottolineando il valore che queste bestie immonde, che compiono tali massacri, danno alla vita.Sono state proposte, da numerose associazioni animaliste, soluzioni alternative all’uccisione degli animali, come ad esempio la sterilizzazione di massa; nonostante le proteste, nonostante le manifestazioni contrarie, nonostante si sia fatto tutto il possibili le uccisioni continuano nelle principali città dell’Ucraina, Kiev in testa.

Europei 2012

Anche se non è stato il mandante o l’esecutore di tali crimini, il calcio si è sporcato di sangue rendendosi complice di tali atrocità: l’UEFA sapeva cosa stava accadendo ma non è intervenuta a fermare il massacro.Molti si sono chiesti con quale  criteri vengano scelte le nazioni  che ospitano gli eventi sportivi, sostenendo che sicuramente un Paese incivile, violento e criminale come l’Ucraina non meriti di essere teatro di nessun evento sportivo; se l’UEFA permette che ciò accada molte persone boicotteranno l’evento.Non si può in nome di un gioco uccidere 30 mila vite innocenti,  non si può sporcare di sangue un pallone che guarderanno anche i bambini e far finta di niente; io non ci sto, e mi unisco al coro delle proteste.

Le testimonianze

La vicenda, che inizialmente non era trapela fuori dei confini ucraini, è balzata alle cronache mondiali grazie ad un fotografo italiano, attivista animalista, che risiede a Kiev da due anni, Andrea Cisternino, che con il suo obiettivo ha documentato quello che stava accadendo.“I randagi vengono sterminati soprattutto di notte, quando nessuno vede e nessuno può intervenire in difesa di quei poveri animali. Che vengono uccisi in modi orribili: quando va bene con un colpo di fucile alla testa, che li fa morire sul colpo. Ma più spesso la morte arriva fra atroci sofferenze, dopo avere ingerito carne avvelenata con topicida e arsenico o, come è accaduto in un caso accertato, per asfissia, dopo essere stati interrati ancora vivi, appena narcotizzati, in una fossa nel terreno, poi ricoperta di cemento”.Si è arrivati addirittura a dare alle fiamme un rifugio in cui i volontari  ricoveravano i randagi “Le autorità ufficialmente negano un loro coinvolgimento e parlano di politiche di contenimento mediante ricoveri in rifugi e sterilizzazioni. Ma gli stanziamenti annunciati per le campagne di controllo delle nascite e per la costruzione dei canili non sono mai arrivati alle associazioni che si occupano degli animali di strada. Oppure sono arrivati in forma assolutamente insufficiente” racconta Andrea Cisternino.La giustificazione, assurda a mio avviso, del Governo Ucraino, è che i randagi disturberebbero i turisti che Euro2012 porteranno.Il fotoreporter racconta che l’uccisione dei randagi va avanti da oltre 20 anni in Ucraina, ma che il fenomeno si è accentuato nel 2010, con l’avvicinarsi degli Europei “A Kiev risultavano 12 mila randagi per le strade. Ora non se ne vedono praticamente più. E la stessa cosa è avvenuta a Leopoli, un’altra delle città dove si giocheranno le partite”.Ed infatti è proprio nelle città di  Kiev,  Leopoli,  Donetsk,  Dniproptrovsk, tutte città che ospiteranno partite degli Europei che si è consumato il massacro.

Boicottaggio degli Europei 2012

La campagna web di boicottaggio di Euro2012 è iniziata già da diversi mesi, una campagna di accusa contro L’UEFA che è rimasta in silenzio di fronte al massacro per il business che ormai il calcio comporta.Ed è proprio nei Paesi dove la sensibilizzazione nei confronti del calcio è maggiore che dovrebbe esserci una maggior protesta, Italia in primis, che di calcio si nutre.Il calcio, un mero sport affaristico, inquinato da scandali e affari sporchi, ora è stato sporcato anche di sangue dalla bestialità umana.Il Governo di una Nazione che ospita il secondo evento di calcio più importante al mondo, non può contravvenire al principio più importante dello sport: la vita.In questo modo, vigliaccamente, snatura lo sport stesso da quello che dovrebbe essere.Il pallone insanguinato rotolerà sull’erba degli stadi, non sarà fermato, di questo ne abbiamo certezza tutti; ma nessuno obbliga i tifosi a guardare quei campi da calcio che invece che di erba son coperti da rosso sangue.Se si deve giocare, visto che Euro2012 inizia domani sera, che almeno le squadre indossino al braccio una fascia nera in segno di lutto per rispetto a tutte le vittime che questo evento sportivo ha provocato.

FONTE: Investire Oggi News

Sisma in Emilia: aziende fanno firmare liberatorie in caso di crolli.

Giugno 7th, 2012 by hacksolo404

“Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività, libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile”.
E’ il testo di una lettera che i dipendenti di Forme Physique Srl, azienda del settore moda-abbigliamento di Carpi, si sono visti recapitare il 4 giugno, a pochi giorni dal terremoto che ha provocato danni a molte imprese della Bassa modenese.
Secondo Cgil Emilia-Romagna questo è solo uno dei casi che vengono segnalati in queste ore, dopo l’ordinanza firmata dal capo della protezione civile del 2 giugno che attribuisce al titolare di un’impresa, in quanto responsabile della sicurezza, l’obbligo di acquisire la certificazione di agibilità sismica dei capannoni. “Il dramma nel dramma, stiamo ricevendo segnalazioni su alcune aziende che cercano di bypassare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile, facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali sulla responsabilità civile e penale nel caso di danni provocati dal terremoto – ha spiegato Antonio Mattioli di Cgil Emilia-Romagna – Non ci sono aggettivi per giudicare un atteggiamento del genere se non quelli della irresponsabilità e dell’indecenza”.
Si contano ormai 638 scosse dall’inizio della sequenza sismica che dal 20 maggio scorso sta percorrendo la regione, delle quali 13 di magnitudo pari o superiore a 4. L’ultima, domenica 3 giugno alle 21:21. Nell’insieme, sono 24 le persone che hanno perso la vita e oltre 350 i feriti; quasi un milione gli abitanti coinvolti nei comuni prossimi all’epicentro, oltre 77.000 le imprese industriali e artigianali, a cui si aggiungono 14.000 imprese agricole.A fare il bilancio è Paola Gazzolo, assessore regionale alla Sicurezza territoriale, protezione civile, Difesa del suolo e della costa, che oggi ha fatto all’assemblea legislativa un aggiornamento sulla situazione nei territori investiti dalle scosse di terremoto, dopo la prima comunicazione effettuata dal presidente della giunta, Vasco Errani, nella seduta del 23 maggio. Sono almeno 4.500 persone, un terzo dei quali volontari, e 1.150 vigili del fuoco impegnate nei soccorsi ai terremotati. Ci sono 15.574 posti letto disponibili, di cui 12.180 occupati (9.265 nei campi di accoglienza, poco più di duemila in strutture coperte, altri negli alberghi dopo la convenzione stipulata fra Regione e associazioni di categoria). Le scosse telluriche hanno provocato danni considerevoli alle strutture sanitarie: sono stati evacuati gli ospedali di Mirandola, Carpi, Finale Emilia, Bondeno e numerose residenze per anziani. Quasi 270 le scuole totalmente o parzialmente inagibili (le verifiche sono tuttora in corso).
“Ora – ha spiegato Gazzolo – il nostro primo obiettivo è censire con chiarezza l’entità dei danni su tutto il patrimonio edilizio, pubblico e privato, sugli stabilimenti produttivi, sulle scuole, sul patrimonio culturale e artistico. Per poter definire da un lato chi può e chi non può rientrare, e dall’altro per strutturare tutta la strategia successiva per la ricostruzione e il ritorno alla normalità. Vogliamo farlo nel rispetto di alcuni principi che per questa regione sono fondamentali: sicurezza, legalità, trasparenza, efficienza e rapidità. Ma, anche, con un pieno e reale coinvolgimento degli enti locali grazie a una governance adeguata, che sarà garantita dalla costituzione di uno specifico comitato istituzionale nel quale troveranno rappresentanza tutti i comuni e le province coinvolti dal sisma”.

FIAT. L’art.19 investe la Corte Costituzionale.

Giugno 5th, 2012 by hacksolo404

L’esclusione della Fiom dalle fabbriche Fiat arriva in Corte Costituzionale. Era nell’aria, visto che diversi tribunali avevano emesso sentenze opposte tra loro. Ma ora il giudice Carla Ponterio, del tribunale del lavoro di Modena, ha sollevato l’eccezione di costituzionalità nei confronti dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori, modificato con referendum nel ’95, che riconosce il diritto di rappresentanza e attività sindacale sul posto di lavoro ai sindacati firmatari di contratto. È il punto su cui ha fatto leva la Fiat per stipulare un “contratto aziendale” ricalcato integralmente sul “modello Pomigliano”, uscendo anche da Confindustria per non esser costretta a rispettare il contratto nazionale dei metalmeccanici. La Fiom non firma, la Fiom è fuori. E ha fatto ricorso in ogni tribunale territoriale in cui sia presente uno stabilimento del gruppo.
La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su un quesito giuridicamente molto intrigante. Il giudice di Modena, infatti, riconosce che la ratio dell’art. 19 è chiaramente quella di favorire i “sindacati maggiormente rappresentivi”; tanto è vero che i numerosi ricorsi dei sindacati di base erano stati bocciati dalla Corte. Ma proprio questo è il punto: venti anni fa la “maggiore rappresentatività” poteva essere individuata nell’atto di firmare un contratto perché non esistevano allora “contratti separati”; ma solo firmati congiuntamente da Cgil, Cisl e Uil. Oggi, nel caso della Fiom Cgil, avviene il contrario: il sindacato maggiormente rappresentativo, dopo aver regolarmente partecipato ai tavoli di trattativa, decide liberamente di non firmare un accordo considerato dannoso. Ma questo non può tradursi in una “diminuzione” della sua capacità di rappresentare i lavoratori. Nemmeno la Fiat, infatti, contesta alla Fiom di essere molto rappresentativa.
In altre parole, la “stipula del contratto collettivo applicato nell’unità produttiva” non può più essere il “prisma esclusivo” per individuare la “maggiore rappresentività”; l’art. 19, oggi, assume dunque “un significato incompatibile con il dato costituzionale”. Ovvero con la libertà sindacale. “Nell’attuale condizione di rottura dell’unità sindacale – dice la sentenza – il criterio selettivo di cui all’art. 19, imperniato sul dato formale della sottoscrizione del contratto e sganciato da qualsiasi raccordo con la misura del consenso dei rappresentati, mostra tutti i suoi limiti di ragionevolezza e miopia”. Non c’è mai stata in Italia una legge che regoli la “rappresentanza sindacale”, anche per scelta miope della stessa Cgil. Questa vicenda mostra che è assolutamente urgente. pena l’esplosione delle relazioni industriali.

FONTE: il Manifesto

Why London’s Police Just Set a Horrifying Precedent on Mobile Privacy.

Giugno 5th, 2012 by hacksolo404

London’s Metropolitan Police recently started using machines that allow law enforcement to tap into any mobile device and download call registers, photographs, videos, SMS, email and even social networking data in under 20 minutes. Even more shocking, the information they collect will remain in the police’s possession long after the suspect is released, even if no charges are filed.

A machine of this sort sounds like something that would have been found in the dank depths of some palace in Tripoli after the downfall of Gaddafi, not in a British police station.

The Explosive Growth of Our Personal Data

The amount of data many of us are carrying around in our pockets every day is incredible – and growing. Even the most basic feature phones contain information about who we know, who we call and what we’re texting to each other. For smartphone owners, the trove of data is exponentially more massive.

“The problem is that allowing the police to peruse all this data based on nothing more than their belief whether a phone was used for criminal activity provides no safeguards or limitations,” says Hanni Fakhoury, an attorney at the Electronic Frontier Foundation. “It’s overkill for the police to search an entire phone on nothing more than a suspicion that the suspect used a phone to find out where an accomplice was waiting for him.”

The notion that people have a right to not have their belongings searched without a very good reason is considered so critical in democratic societies that the U.S. legal system won’t even accept evidence if it was obtained in violation of this principle. The exclusionary rule, as it’s called, has resulted in otherwise legitimate murder convictions being thrown out. That’s how important this idea is.

Legitimate Goals, Troubling Implications
Surely, one might argue, this technology will only be used in legitimate criminal inquiries, where it undoubtedly may yield important information that can help solve cases. That’s how both the product and the policy are being marketed to the public. And while there’s some merit to that argument, it does little to assuage the concerns raised by the practice.

The contents of a murder suspect’s smartphone may very well reveal details that could help secure a much-deserved conviction, but this isn’t just for alleged killers. It’s for everyone. That’s troubling enough for everyday arrestees who happen to be innocent. It’s even more disturbing for political activists.

What isn’t clear is when and how this tactic would be used. What if somebody is arrested for, let’s say, blocking traffic? That’s one of the charges that was brought against Occupy Wall Street protestors who marched across the Brooklyn Bridge last October. The government later subpoenaed Twitter for data about some of those protestors, a request that ultimately turned out to be fruitless.

Putting aside the issue of whether this would withstand constitutional scrutiny in the U.S., imagine if the New York Police Department had deployed machines like the kind that will soon be used in London. Suddenly, we’d have a situation in which the government has access to a mountain of personal data about political activists and dissidents, the vast majority of which would have no relevance to whatever charges may be brought against them.

A similar scenario could unfold in London soon as well. This summer, the city will host the 2012 Summer Olympics, an event which has traditionally invited political demonstrations by a variety of groups.

“With the Olympics coming to London, it wouldn’t surprise us to see the police use this broad authority to detain protesters for the sole purpose of examining a phone and learning more about other political protests and activities,” says Fakhoury, “and ultimately chilling free speech.”

FONTE: http://www.readwriteweb.com

Salviamo i cani di Green Hill: 30 giugno 2012 Corteo Nazionale a Montichiari.

Giugno 2nd, 2012 by hacksolo404
Il luogo è ancora da definire, ma sabato 30 giugno 2012 si terrà a Montichiari intorno alle 15.30 una manifestazione nazionale per la chiusura di Green Hill, contro la vivisezione, lo specismo e la liberazione animale. Cerchiamo, anche con la condivisone di questo articolo, di chiamare a manifestare tanta più gente possibile, per dare voce a chi voce non ha. GRAZIE!

– Matteo Naldi –

Raccogliamo la voce di tutte quelle persone che hanno espresso la loro contrarietà alla vivisezione e che vorrebbero la chiusura del lager Green Hill, di tutte quelle persone che da anni lottano per la liberazione animale e di coloro che, grazie a questa campagna, sono venuti a conoscenza dei segreti insanguinati delle lobby della vivisezione. Moltissimi in Italia hanno preso coscienza di questo aspetto dello sfruttamento animale, per anni tenuto nascosto nel buio dei laboratori e nel gelo delle gabbie degli allevamenti.

Abbiamo creato un percorso, una lotta, con contenuti chiari: vogliamo la chiusura di Green Hill e vogliamo la fine della vivisezione. Ma non ci fermiamo qui. Vogliamo incrinare il muro dello specismo, farlo crollare, dando voce a chi ancora oggi è prigioniero e vittima della cupidigia umana, che alleva, rinchiude, sfrutta e uccide animali in base alla soddisfazione di quelli che sono i suoi capricci. All’inizio di questa campagna, nata nell’aprile 2010, volevamo fermare Green Hill, bloccare l’ampliamento delle sue strutture. Ma la voglia di
cambiamento che ha portato sempre più individui ad avvicinarsi a questa lotta non si è fermata con questo primo risultato: come un onda in piena a più battute la voce di milioni di persone si è fatta sentire, gridando con forza contro Green Hill, gridando per la libertà di quei cani detenuti a Montichiari, così come di tutti gli altri animali rinchiusi dietro le sbarre di metallo degli allevamenti e dei laboratori. Un onda che si nutre della voglia di libertà per tutti, umani e non umani, e che questa libertà è riuscita a donarla, con un meraviglioso gesto, ad alcuni dei 2700 prigionieri del lager Green Hill.

Nel frattempo anche le istituzioni hanno dovuto fare i conti con la voce del popolo, con quel grido che sorge dal basso, che vuole e pretende giustizia. In Senato si sta lavorando ad un emendamento, in recepimento di una direttiva europea, che potrebbe finalmente chiudere Green Hill e portare un pur piccolo ma sostanziale cambiamento in materia di vivisezione, un cambiamento che ci auspichiamo sia l’apripista per quello che è il nostro obiettivo ultimo: la liberazione animale.

Ci auguriamo di essere alle ultime battute: la commissione sta terminando i suoi lavori e presto sapremo se la voce della stragrande maggioranza dei cittadini sia stata ascoltata: sapremo se Green Hill dovrà chiudere i battenti e se le lobby della vivisezione subiranno una grande, importante sconfitta, oppure se gli interessi che da sempre muovono queste persone hanno ancora una volta avuto la meglio su quella che è l’espressione popolare.
Ancora una volta vi chiamiamo ad esprimere a gran voce la vostra opposizione alla vivisezione e la volontà di vedere i lager come Green Hill chiusi.

SABATO 30 GIUGNO
CORTEO NAZIONALE CONTRO GREEN HILL E LA VIVISEZIONE
MONTICHIARI (BRESCIA)
Ritrovo ore 15.30 – Luogo da confermare

PULLMAN: per permettere il coordinamento dell’organizzazione degli spostamenti e della mobilitazione abbiamo creato questa casella email: montichiari30giugno@gmail.com

Quando verranno organizzati pullman saranno pubblicati sul sito e sulla nostra pagina facebook e mandati in newsletter. Chi vuole aiutarci in tal senso ci contatti a: montichiari30giugno@gmail.com.

– Presto metteremo anche a disposizione del materiale da scaricare e stampare che potrete diffondere per aiutarci nella promozione di questo importante evento.

PAGINA SITO:
http://www.fermaregreenhill.net/wp/corteo-nazionale-a-montichiari

PAGINA FACEBOOK:
http://www.facebook.com/controgreenhill

Cacciare Equitalia si può! Ecco la lista dei comuni italiani che lo hanno fatto.

Giugno 1st, 2012 by hacksolo404
E’ tutto vero! Cacciare Equitalia è possibile, e allo stesso tempo permetterebbe ai cittadini di avere un po’ di respiro sui pagamenti, che potrebbero essere concordati in modi UMANI e FATTIBILI senza spedire loro cartelle esattoriali con interessi, penali e spese di notifica criminali.

Prima di pubblicare l’articolo in questione vorrei fare un breve ma significativo appello.

Se vogliamo cacciare Equitalia dalle nostre città e fare in modo che il concetto scritto qualche righe sopra diventi realtà, invito Liste civiche, comitati e associazioni di tutta Italia ad assumere iniziative in questa direzione: FATE PRESSIONE SUI VOSTRI COMUNI – ANCHE ORGANIZZANDO PETIZIONI O MANIFESTAZIONI – affinchè chiudano Equitalia!!!

Oristano, Sassuolo, Sorso, Bari, Valle di Cadore, Calalzo, Morazzone, San Donà di Piave, Zanica, Merate, Thiene, Ottana.

Cosa hanno in comune queste località? Si sono liberate in anticipo dalle catene di Equitalia. Sono diventate libere, umane, efficienti.Dal primo gennaio 2013 la legge 201/2011 prevede che i Comuni gestiscano da soli l’attività di riscossione. Perché aspettare? Non c’è una sola buona ragione per affidarsi a Equitalia. Il comune di Oristano ne è la dimostrazione. La gestione diretta dei tributi ha portato sia risparmi sui costi di 150,000 euro (Il Comune che riscuote in proprio i suoi tributi non deve pagare l’aggio a Equitalia), sia un aumento del gettito di 650.000 euro. Meno costi, più ricavi. Non solo, anche più liquidità in cassa. “Risorse immediatamente disponibili a differenza di quanto avveniva con la gestione Equitalia quando la liquidazione delle somme avveniva entro i due anni successivi all’emissione del ruolo”, da una nota del Comune di Oristano. Di fronte a questi dati la domanda è allora: “A cosa è servita Equitalia in questi anni? A cosa è servito un intermediario che si è frapposto tra i cittadini e gli enti? All’aumento dei tassi di interesse? Al pignoramento delle case? Alla lentezza amministrativa?”Oristano è un esempio, ma non il solo, dell’inutilità del ricorso a Equitalia per l’ente che gli affida la riscossione dei tributi. Se cittadini e Comuni non traggono benefici da Equitalia perché continuare e, soprattutto, di chi è stata questa brillante idea di disintermediare i pagamenti a un ente terzo? A che pro? Il Comune non è un ente impersonale, è sul territorio, conosce spesso il contribuente e le sue difficoltà. Può in caso di necessità di una famiglia indigente posporre, dilazionare, cancellare un pagamento. Si chiama umanità. I Comuni dovrebbero accelerare l’uscita da Equitalia già nel 2012 e predisporsi per il gennaio 2013.
Equitalia in quanto tale non è responsabile, è un bersaglio. I responsabili sono coloro che l’hanno istituita.

G8 e le violenze a Bolzaneto: “lo Stato e gli imputati risarciranno le vittime”.

Giugno 1st, 2012 by hacksolo404
La prescrizione non sospende i risarcimenti alle vittime.
La Cassazione è chiarissima: gli imputati per le “torture” avvenute a Bolzaneto nel 2001 dovranno farsi carico di 10 milioni di euro, spese legali comprese, anche se il 5 marzo 2010 i giudici di appello avevano dichiarato prescritti i reati contestati alla maggior parte degli imputati. Su un totale di 44, tra poliziotti, carabinieri, guardie carcerarie e sanitari penitenziari, solo 7 vennero condannati in sede penale. Ma a Genova fu stabilito che tutti dovevano risarcire chi aveva subito violenze, 150 persone che aspettano da sette anni.
A pagare dovranno essere i 44 più i ministeri dell’Interno, della Difesa e della Giustizia. Nelle prossime settimane la Suprema corte si pronuncerà sulle sentenze per le violenze alla scuola Diaz e quella contro i manifestanti accusati di devastazione e saccheggio sebbene molti di loro fossero stati dentro il corteo regolarmente autorizzato che fu attaccato dai carabinieri fino a causare l’omicidio di Carlo Giuliani poi archiviato.

Carlo Giuliani

Nonostante le sentenze abbiano chiarito che si trattò della furia illegittima e con armi improprie da parte dei carabinieri (tant’è che la resistenza dei manifestanti è stata considerata legittima difesa) non esiste nemmeno un fascicolo a Palazzo di giustizia su quegli abusi da parte degli “uomini in blu”. E probabilmente non verrà aperto mai.

FONTE: Globalist.it

E’ finalmente morto Klaas Faber, il 3° criminale nazista più ricercato.

Maggio 27th, 2012 by hacksolo404
Klaas Faber

Germania. Si è spento uno dei più spietati criminali di guerra nazisti, Klaas Faber.
Faber era tra i tre principali ricercati sulla lista del centro Simon Wiesenthal. Nel 1947 fu condannato a morte in Olanda per il coinvolgimento in 22 omicidi, in seguito ad un ricorso però la sua pena fu commutata in ergastolo.Nel 1952 riuscì a scappare in Germania dove ha vissuto in libertà fino alla sua morte, avvenuta nell’ospedale di Ingolstadt all’età di 90 anni. Più volte infatti l’Olanda ha cercato di ottenere la sua estradizione ma le autorità tedesche hanno sempre “protetto” l’uomo all’interno dei propri confini.Faber si arruolò come volontario nelle SS dopo essere stato guardia del corpo personale del leader nazista Anton Mussert.Ha prestato servizio nell’unità “Silbertanne”, un gruppo composto da 15 uomini incaricato di compiere rappresaglie, e nel campo di transito di Westerbook, dal quale passarono migliaia di olandesi tra cui la piccola Anna Frank e nel quale si macchiò di sei omicidi.Era inoltre membro del Sonderkommando Feldmeijer, squadra responsabile di alcuni attentati nei confronti di eminenti cittadini olandesi.
Faber non ha mai pagato per il male che ha fatto. Dopo la guerra si è sposato ed ha condotto una vita più che dignitosa lavorando come impiegato per la casa automobilistica “Audi” fino al pensionamento.Il “trattamento speciale” riservatogli dal governo tedesco, che ha ripetutamente fatto fallire ogni richiesta di giustizia da parte dell’Olanda, rappresenta una profonda ferita nell’orgoglio del paese.

La storia di Placido Rizzotto.

Maggio 26th, 2012 by hacksolo404
Placido Rizzotto

A sessantaquattro anni dall’omicidio si sono svolti qualche giorno fa i funerali di stato di Placido Rizzotto. Con questo articolo vorrei rendere omaggio ad un’ uomo, un sindacalista e per certi versi un eroe d’altri tempi. Penso che tutti noi dovremmo prendere esempio da Rizzotto per il coraggio e la voglia di legalità nel combattere questa terribile piaga che affligge l’ Italia: la mafia.
-Matteo Naldi– 

Nato nel gennaio del 1914 a Corleone, figlio di Giovanna Moschitta e Carmelo Rizzotto, Placido era il primo di sette figli. Rimase orfano quando era ancora bambino, e subito dopo l’arresto ingiustificato (perchè falso) del padre per associazione mafiosa, fu costretto ad abbandonare la scuola per occuparsi della famiglia. Durante la seconda Guerra Mondiale prestò servizio presso il “Regio Esercito”, ma dopo l’armistizio dell’ 8 settembre si unì ai partigiani della “Brigata Garibaldi” come socialista.
Al termine della guerra rientrò a Corleone e fu insignito della carica di presidente dell’ A.N.P.I. di Palermo e quello di segretario della Camera del lavoro di Corleone. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano e della CGIL.
Venne rapito nella serata del 10 marzo 1948, mentre andava da alcuni compagni di partito, e ucciso dalla mafia per il suo impegno a favore del movimento contadino per l’occupazione delle terre. Mentre veniva assassinato, il pastorello Giuseppe Letizia assistette al suo omicidio di nascosto e vide in faccia gli assassini e per questo venne ucciso con un’iniezione letale fattagli dal boss e dottore Michele Navarra, il mandante del delitto di Placido Rizzotto.
Le indagini sull’omicidio furono condotte dall’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista ma non il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone. Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
Il 9 marzo 2012 l’esame del DNA, comparato con quello estratto dal padre Carmelo Rizzotto, morto da tempo e riesumato per questo scopo, ha confermato che i resti trovati il 7 settembre 2009 presso le foibe di Rocca Busambra a Corleone appartengono a Placido.
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei Ministri ha deciso i Funerali di Stato per Placido Rizzotto, svolti a Corleone il 24 maggio 2012 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il bluff della tariffa bioraria. Ora l’energia di sera costa di più.

Maggio 19th, 2012 by hacksolo404

Concentrare i consumi di elettricità dalle 19 in poi permette di risparmiare meno dell’1% rispetto alle ore diurne. La causa è una distorsione in atto nel mercato energetico, dovuta forse a una guerra dei prezzi tra rinnovabili e fonti tradizionali. Su cui l’Authority ha annunciato un’indagine. Aspettare il tramonto per accendere la lavatrice o il ferro da stiro non conviene più. La tariffa bioraria dell’energia elettrica, introdotta nel 2010 per favorire il risparmio grazie a prezzi vantaggiosi nelle ore serali, non è più a buon mercato come prima. Anzi: a volte usare la corrente dalle 19 in poi costa di più rispetto alla fascia diurna F1, orario di punta con i maggiori consumi (nei giorni feriali dalle 8 alle 19).
A svelare il perché è un’inchiesta del Salvagente: s’ipotizza che la causa sia l’avvento sul mercato energetico delle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in testa. L’energia che giunge nelle nostre case ha una provenienza mista: arriva dalle centrali elettriche, ma anche da pannelli solari e pale eoliche. Le fonti pulite, nelle ore del giorno in cui vanno a pieno regime, hanno la precedenza sulle altre, e così riducono l’attivazione delle centrali tradizionali, che entrano in azione solo in orari periferici. Ne deriva una guerra dei prezzi, in cui i produttori di energia tradizionale cercano di rifarsi dei mancati guadagni diurni alzando le tariffe di sera. Interpellata dalle associazioni dei consumatori l’Authority dell’energia elettrica e del gas rassicura: «La bioraria conviene ancora: c’è stato un avvicinamento, non un’inversione tra le fasce orarie. Ma stiamo pensando di rivedere il sistema per renderlo ‘più flessibile’».

Il meccanismo sfasato. Secondo il Salvagente, l’utente attento che concentra il 70% dei propri consumi elettrici nelle fasce serali ora risparmia circa 4,80 euro, pari a solo l’1% in meno in bolletta. Un risparmio irrisorio, che ha il sapore di una beffa. Destinato peraltro a ridursi ancora in futuro. Alla base dei rincari – rivela l’inchiesta – c’è un fenomeno in atto da poco nella Borsa elettrica, il mercato di compravendita dell’energia. Prima del boom del fotovoltaico, avvenuto negli ultimi mesi del 2011, in Borsa si registravano due picchi di prezzo: uno diurno, il cosiddetto “peak shaving” delle 11, e uno serale, tra le 18 e le 20. Ora il primo è del tutto scomparso e il secondo è salito alle stelle. La ragione è che il fotovoltaico produce energia a costi marginali nulli, e così di giorno riesce a offrire elettricità a prezzi molto bassi.
Si stima che nel 2011 il sole abbia tagliato dalle bollette circa 400 milioni di euro. Gli impianti tradizionali, schiacciati dalla concorrenza dell’energia solare, sono costretti spesso a restare spenti durante il giorno, dunque lavorano meno e devono rifarsi con prezzi più alti alla sera. Soprattutto chi ha investito in nuovi impianti a ciclo combinato. La conferma arriva da Assoelettrica, organismo di categoria delle imprese elettriche: «I costi di produzione salgono perché anche se gli impianti vengono chiamati a produrre solo per 2-3 ore, a causa dei tempi di accensione e spegnimento, devono comunque restare accesi anche per 9 ore». La conseguenza è una distorsione del mercato energetico, a tal punto che qualcuno sospetta l’esistenza di un cartello, cioè un accordo tra produttori per falsare la concorrenza.

La risposta dell’Authority. Allertate dagli aumenti nelle ore serali, le associazioni dei consumatori hanno chiesto un incontro all’Autorità dell’energia elettrica e del gas. Intanto il presidente Guido Bordoni ha già annunciato un’inchiesta sull’accaduto ed è intervenuto sull’argomento nel corso di un’audizione in Commissione industria del Senato. «Per meglio comprendere gli effetti di questo fenomeno – riferisce una nota – l’Authority sta sviluppando analisi volte a valutare l’evoluzione dei costi degli impianti in vista di eventuali provvedimenti. L’integrazione delle fonti rinnovabili richiederà, a livello europeo, di rivedere l’attuale disegno di mercato, pensato per un parco elettrico tradizionale».

ARTICOLO DI: Erika Tomasicchio